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5mila euro o carcere: in Italia i giudici sfidano il decreto Meloni sulla detenzione dei migranti

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Un giudice del tribunale di Catania ha rilasciato domenica sei migranti tunisini, rinchiusi in base al nuovo decreto italiano che prevede la detenzione degli esuli ai quali è stato negato il diritto d’asilo e che non possono pagare una cauzione di 5.000 euro. Il magistrato ritiene che questo testo sia contrario al diritto europeo. Pochi giorni prima, un altro giudice aveva emesso la stessa sentenza nei confronti di un esule tunisino.

Nuova battuta d’arresto per il primo ministro italiano di estrema destra Giorgia Meloni. Domenica 8 ottobre il giudice del tribunale di Catania, in Sicilia, ha stabilito che la detenzione di sei migranti tunisini dopo il loro arrivo in Italia era illegale, ha riferito l’agenzia di stampa. Ansa. Questi esuli sono stati rinchiusi nel centro siciliano di rimpatrio di Pozzallo, in base a un nuovo decreto adottato il 21 settembre dal governo.

Il testo prevede che i richiedenti asilo in appello in Italia paghino una cauzione di quasi 5.000 euro, pena il fermo durante tale esame. Questa garanzia finanziaria, di 4.938 euro precisamente, dovrebbe coprire le spese di alloggio e soggiorno di una persona per un mese, nonché le spese del suo rimpatrio in caso di rigetto definitivo della sua domanda.

Sarà richiesto ai migranti che hanno tentato di eludere i controlli alle frontiere così come a quelli provenienti da un paese cosiddetto “sicuro” e che, in linea di principio, non possono quindi chiedere asilo.

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Per realizzare il suo progetto, il governo ha creato a Pozzallo un centro di rimpatrio “accelerato” per i migranti provenienti da Tunisia ed Egitto, paesi che hanno concluso accordi con l’Italia per facilitare i rimpatri. Roma considera la Tunisia un “Paese sicuro” che non dà diritto ai suoi cittadini alla protezione internazionale.

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“Una misura coercitiva”

Nella sua decisione, il gip di Catania, Rosario Cupri, contesta questo decreto, che ritiene incostituzionale e contrario al diritto europeo. Secondo lei, secondo il diritto europeo, la Tunisia non può essere considerata un “Paese sicuro” e quindi la procedura accelerata con detenzione è illegale.

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Il giudice, richiamando una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (CGUE), sottolinea che “il trattenimento di un richiedente protezione internazionale” costituisce “una misura coercitiva che priva tale richiedente della sua libertà di movimento e lo isola da il resto della popolazione, costringendola a risiedere stabilmente all’interno di un’area circoscritta e ristretta.

La Corte di Cassazione, inoltre, ha in passato stabilito che “la normativa interna incompatibile con quella dell’Unione deve essere disapplicata dal giudice nazionale”.

Migranti nel centro di accoglienza sovraffollato di Lampedusa, 16 settembre 2023. Credit: Reuters

Pochi giorni prima, un altro giudice di Catania, Iolanda Apostolico, aveva già emesso la stessa sentenza. Il 29 settembre ha rilasciato per gli stessi motivi un migrante tunisino, anch’egli incarcerato dopo essere sbarcato in Italia.

Il Primo Ministro si è poi detto “sbalordito” da questa sentenza “che (…) libera un clandestino, già sottoposto a un provvedimento di espulsione, dichiarando unilateralmente la Tunisia come Paese pericoloso (compito che non rientra nella responsabilità della magistratura) e attaccando le misure di un governo democraticamente eletto”.

Appena salita al potere, alla fine del 2022, Giorgia Meloni ha fatto della lotta all’immigrazione irregolare in Italia la sua priorità. Ha intensificato le misure per cercare di arginare il fenomeno. Invano. Dall’inizio dell’anno gli arrivi nel Paese sono esplosi: sulle coste italiane sono sbarcate oltre 130.000 persone, contro le 70.000 dello stesso periodo del 2022, secondo i dati del Viminale.

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