cronico. Nella primavera del 2020, i corridoi del potere sono stati riempiti da un presunto grande pericolo: l’apparizione improvvisa di una figura populista al di fuori del partito nel gioco presidenziale, sullo sfondo della decadenza. Lo stesso Emmanuel Macron ha alimentato questo scenario, chiamando Jean-Marie Beegard ed Eric Zemmour, uno perché ha criticato aspramente il governo, l’altro dopo il suo assalto per strada, e poi visitando il controverso specialista in malattie infettive Didier Raoult. Una strategia di demonizzazione abilmente organizzata, che consente di dimostrare che considera ciò che questi personaggi rappresentano – ognuno incarnando, a modo suo, la rottura tra il popolo e le élite – mentre cerca di catturare una parte della loro popolarità, a rischio di legittimarlo.
Nel libro dei sondaggi, tentazione da clown (Bucket Chastel, 288 pagine, 21,90 euro), la giornalista Laetitia Krupa spiega questo fenomeno insito nelle nostre stanche democrazie. Nel 1965, l’umorista Pierre Dac, inventore di “Schmilblick” e “MOU” (“Unified Wave Movement”), minacciò di presentarsi, prima di essere convocato da de Gaulle, che considerava lo scherzo troppo tempo fa. Poi venne il turno di Colucci, “Icona fuori servizio”, “Charlotte I che ha fatto tremare la forza”. La traduzione della disperazione sociale sullo sfondo del rifiuto delle élite (“tutto è marcio”), il comico vuole rappresentare chi non lo è. Abortito, la sua candidatura rimarrà come ‘Un grande calcio nel formicaio politico’.
Da allora, il clown ha sorvolato la vita politica francese, tornando a raccontare storie in ogni elezione presidenziale, sullo sfondo del crollo dei partiti e delle ideologie, e della perdita di credibilità politica. A quarant’anni da Colucci, le “giacche gialle” difendevano valori simili, “Un pezzo tra il braccio d’onore e la fratellanza”, un ‘Un discorso profondo sull’uguaglianza’ Mescolato al libertarismo, osserva l’ex presidente dei Restos du cœur, Jean-Michel Fagolesi, citato in tentazione da clown. Ma i Gilet Gialli, senza leader e senza strategia, non sono riusciti a costruire uno spettacolo politico, a differenza del comico Beppe Grillo, che si è affidato ai dati in “inoculare l’odio per l’istituzione” E per ottenere la vittoria del Movimento 5 Stelle in Italia nel 2013. L’ondata populista ha raggiunto l’Ucraina, la Slovenia, il Brasile, il Guatemala, l’Ecuador e anche gli Stati Uniti con Donald Trump.
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