La giornata di mercoledì al Senato è stata interminabile, confusa e drammatica, fino al suo esito inaspettato: la perdita della maggioranza per Mario Draghi, capo del governo italiano per un anno, cinque mesi e sei giorni. La mattina dopo, dopo una breve notte di sonno, gli attori si sono ritrovati a palazzo Montecitorio (sede della Camera dei Deputati) in un’atmosfera meno sovreccitata, ma non priva di gravità. Durante un brevissimo intervento, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha annunciato che l’avrebbe fatto “andare al Quirinale per annunciare la sua decisione”. Poi se ne andò, sorridente e ovviamente commosso, non senza ringraziare con una battuta un po’ sentimentale coloro che lo acclamavano: “A volte anche i banchieri centrali usano il cuore. » Si recò quindi al Quirinale per consegnare le dimissioni del suo governo. In un comunicato letto dal suo portavoce, il presidente Mattarella “preso nota”aggiungendo che nell’immediato futuro il governo Draghi è rimasto in carica per accelerare l’attualità.
L’esito non era più in dubbio dal voto del giorno prima al Senato. Di certo, con 95 sì e 38 no, è stata adottata la mozione di sostegno a Mario Draghi, che era stata presentata dal senatore Pier Ferdinando Casini. Così il governo che guida non ha subito l’affronto di essere messo in minoranza e, in teoria, potrebbe benissimo continuare il suo lavoro.
Una prima dimissione rifiutata
Ma allo stesso tempo, il numero totale di voti che ha ottenuto è ben al di sotto della maggioranza assoluta teorica (161 seggi). Peggio ancora, con la decisione di tre delle componenti più importanti della sua maggioranza – Movimento 5 Stelle (antisistema), Lega (estrema destra) e Forza Italia (moderata destra) – di non partecipare al voto, il presidente della il consiglio italiano difficilmente può ignorare che il suo governo ha cessato di esistere.
Per l’ex Presidente della Banca Centrale Europea (Bce), che aveva già presentato le sue dimissioni (rifiutate dalla Presidenza della Repubblica) il 14 luglio, in un contesto di aperto conflitto con il Movimento 5 Stelle, la crisi è finita. Tuttavia, ha deciso di non dimettersi immediatamente. Mercoledì sera, intorno alle 20:30, quando la sua auto ha lasciato il palazzo Chigi (presidenza del consiglio), diversi media italiani hanno subito annunciato che Mario Draghi si sarebbe recato dal presidente, Sergio Mattarella, per presentare formalmente le sue dimissioni. Niente di simile: l’auto non è mai arrivata sul colle del Quirinale, ed è svanita nella notte romana… Piuttosto che dimettersi immediatamente, il capo del governo ha scelto di parlare alla Camera dei Deputati la mattina seguente, prima di recarsi al Quirinale, no dubbio in modo che gli occhi si soffermassero ancora qualche ora sugli autori del colpo di stato.
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