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Papa Francesco ha denunciato “l’eutanasia invisibile e progressiva” che consiste nel privare gli anziani delle cure di cui hanno bisogno per “salvarsi”.
Davanti ai membri dell’Associazione religiosa italiana delle istituzioni socio-sanitarie (ARIS), che ha ricevuto il 13 aprile 2023 in Vaticano, il Papa ha notato la tendenza degli ospedali ad accorciare i ricoveri, curando «le malattie più acute» ma non “malattie croniche” che portano a “percorsi di mancanza di rispetto per la dignità delle persone”, soprattutto degli anziani.
Non “prevedere le disgrazie degli altri”
Il papa ha scalfito di sfuggita “il ragionamento del profitto”, denunciando il rifiuto delle cure agli anziani “per risparmiare” o “tale e tale”. Dai suoi appunti ha scritto: “Tutti hanno diritto alla medicina”. Ha denunciato con veemenza quando “gli anziani devono fare quattro o cinque cure ma possono averne solo due”, questa è “eutanasia sottile e progressiva”.
Papa Francesco ha anche insistito sul fatto che «nessuno deve sentirsi solo nella malattia», osservando che non dipende solo dalla situazione economica. E ha scivolato: “A volte i ricchi si ritrovano più soli e abbandonati dei poveri”.
Durante l’udienza, il capo della Chiesa cattolica ha invitato alla “vigilanza” ea non “speculare sulle disgrazie altrui”. Ha raccomandato che questa associazione operi nella gestione di strutture sanitarie di ispirazione cristiana per “stare nei limiti del bisogno” e “rispondere soprattutto alla domanda di assistenza sanitaria per i poveri”. E insisti: i più poveri sono “al primo posto”.
Fornire “cure integrate” per i pazienti
Il Vescovo di Roma ha espresso la sua preoccupazione per il riemergere della “sana povertà” in Italia, che assume “grandi proporzioni soprattutto nelle regioni caratterizzate da condizioni sociali ed economiche più difficili”. Quindi, ha ricordato coloro che non potevano essere curati “per mancanza di mezzi” o “per liste d’attesa molto lunghe, anche per visite urgenti ed essenziali”.
Il Papa ha anche dato diversi consigli alle istituzioni sanitarie di ispirazione religiosa: riunirsi in “rete, rifiutando ogni spirito di competizione”; creare “nuovi soggetti giuridici” per aiutare “le più piccole verità”; Fornire “assistenza integrata” ai pazienti, anche “spirituali e religiosi”. Ha anche avvertito del “pericolo attuale” di “isolare” gli ospedali religiosi per “motivi economici”.
Invitando i membri dell’ARIS a “fare scelte coraggiose”, seguendo l’esempio dei grandi santi che hanno fondato ospedali come San Camillo de Lellis, Santa Giuseppina Vannini, San Giuseppe Moscati, Sant’Agostina Pietrantoni e Papa 266 – ha persino ricoverato due ospedali prima Avere la bronchite – rimane loro con questa domanda: “Cosa faranno oggi questi fondatori e fondatori?”
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