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Ridateci la Gioconda! e altri equivoci franco-italiani di Stefano Montefiori. Cari cugini

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Di Murielle Hervé-Morier

Come promette il titolo, questo libro si apre con un malinteso quando vecchi amici dell’autore/narratore, giornalista italiano da tempo residente in Francia, assumono la rotondità gioviale del proprietario di una brasserie di Maisons-Laffitte, felice di accogliere loro nella lingua di Dante e Berlusconi. “Benvenuto!»

Introduzione che tende a dimostrare che i francesi hanno, secondo gli italiani, la fastidiosa abitudine di guardare dall’alto in basso le persone. Pregiudizio peraltro ben ancorato oltralpe. Tant’è che per rompere il ghiaccio con gli italiani, di solito chiedo un indovinello” Qual è la differenza tra Dio e un francese? Risposta: Dio non si considera un francese. Infatti, anche se la realtà è fortunatamente molto più sfumata, gli stereotipi sono duri a morire. Detto questo, spesso poggiano su una base di verità. I francesi tenderebbero infatti a considerare il loro paese come un faro nella notte, destinato a illuminare il resto dell’umanità, necessariamente perduta, e mentre sviluppano un complesso di superiorità, gli italiani nutrono “il complesso del cugino meno fortunato che non sopporta lo spettacolo del profittatore freeloader. Più o meno consapevolmente, provano rabbia, quella di sentirsi ingannati e non sufficientemente ricompensati per il loro genio. »

Tra saggio e racconto, Stefano Montefiori, inviato del quotidiano milanese Corriere della Sera, vuole quindi minimizzare il male irriducibile – e immaginario – subito dai suoi connazionali che arrivano ad accusare (a torto*) i francesi di aver rubato la Gioconda! Per finire, si sta rivelando difficile per gli italiani fidarsi di un popolo il cui know-how cappuccino è inversamente proporzionale al loro senso di grandezza nazionale. “…L’uomo è stato sulla Luna e presto metterà piede su Marte, ma la tecnologia per avere un cappuccino decente non è ancora arrivata a Parigi. » A questo proposito, saremo grati all’autore per aver ignorato gli spaghetti (parola scritta volutamente senza s per non allargare l’elenco dei nostri sacrilegi) che rompono certi barbari francesi per rimediare alle pessime dimensioni di un recipiente mal- adatte a cuocere una pasta così lunga e che tagliano anche per mangiarla pulita… o anche questi gelati “all’italiana”, che dobbiamo a un ragazzo “che deve non amare molto gli italiani” aveva concluso un amico torinese quando ha scoperto il curioso nome di questo gelato alle nostre latitudini.
Si capirà, gli italiani non sono come noi e viceversa. Del resto i francesi, nel loro grande candore, immaginano che l’Italia si inviti alla loro tavola quando si riappropriano della ricetta della pasta alla carbonara, ribattezzata spudoratamente “carbo”, eppure, anche lì, profanano inconsapevolmente un tesoro nazionale.

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Vedremo così, attraverso queste pagine infarcite di aneddoti istruttivi e divertenti, che la gastronomia non è l’unica fonte di incomprensioni tra popoli vicini. Nel campo del tempo libero: calcio, televisione, musica… su ogni versante delle Alpi, brilliamo al meglio nel tentativo di distinguerci dalla massa. Così in Francia conosciamo il caviar left, tanto meno champagne football, così battezzato dagli italiani in riferimento allo stile offensivo e aereo dei calciatori Michel Platini, Alain Giresse e Jean Tigana. Mentre il giornalista sportivo Gianni Brera dichiarava a suo tempo ” L’Italia è una squadra femminile: al massimo sa opporsi, ma non impone il proprio gioco. Notiamo poi che gli italiani non sono sempre gentili con i propri connazionali e penseremo anche all’eterno spartiacque Nord-Sud tra i bevitori di polenta (polentoni) che vivono nel nord Terroni (culs-terreux) dal sud del paese. Configurazione che riecheggia in Francia a Parigi, e la raffinatezza che gli si presta, ai contadini di provincia.

Questa lettura suscita anche la consapevolezza che i nostri due Paesi che appartengono al continente europeo, ciascuno a suo modo e nel rispetto delle differenze e delle similitudini che li caratterizzano, dovranno affrontare serie sfide nel futuro. Per quanto riguarda la politica interna, la Francia, invischiata nel suo passato coloniale, ha quindi molti conti da sanare e anche l’Italia, confrontata come la Francia con l’immigrazione e le ondate di profughi, non mancherà di affrontare le sfide della globalizzazione. E Stefano Montefiori conclude con una nota di ottimismo: “ l’Europa di Napoli e Marsiglia, di Roma e Parigi, mi sembra forgiare un’anima. ” Forse. Se Dio vuole…

  • Ma la storia della Francia è formale: il famoso dipinto di Leonardo da Vinci è stato acquistato dal re François 1er.
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