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L’affresco di Lorenzetti, questa immagine politica del XIV secolo che ci allerta sulla crisi della nostra Repubblica

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La parete ovest dell'affresco “Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo” (1338-1339), di Ambrogio Lorenzetti, descrive gli effetti del malgoverno e la sua allegoria.

La Repubblica è minacciata, ma un dipinto mette in guardia. Una città rischia di cadere verso la tirannia, così un affresco la avverte. Una comune fondata sul bene comune vacilla verso un governo di pochi. Ed ecco un avviso sull’immagine. Siamo a Siena in Italia, nel 1338, all’epoca in cui ilAllegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo è dipinto da Ambrogio Lorenzetti (1290-1348). Tuttavia è come se quest’opera ci parlasse dell’oggi. Della crisi della rappresentanza politica, della disgregazione repubblicana. E per alcuni anche la condizione delle donne, la transizione ecologica e le guerre contemporanee.

Tuttavia, da novembre 2021, l’affresco è in restauro. Come se il “buon governo” fosse svanito; d’Italia, con la presa del potere del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ma non solo. Da qui il desiderio, in un momento in cui l’Europa appare disorientata e la società francese così fratturata, di andarlo a incontrare. È necessaria soprattutto la descrizione di un panorama che ha dato luogo a tante interpretazioni e che resta una fonte inesauribile di ispirazione. Specialmente da quando“un’emozione estetica è più forte quando è accompagnata dalla conoscenza e preparata dalla conoscenza”, testimonia la storica Ludivine Bantigny che, abbagliata da ciò “shock di purezza”ha accolto nella primavera (17e distretto) in Toscana, e a Siena in particolare, senza purtroppo poter contemplare l’opera. L’obiettivo: comprendere le condizioni della sua creazione per apprezzarne meglio la potenza figurativa.

Nell’Italia del Trecento (1300), la città medievale di Siena sperimentò – come Firenze, la sua grande rivale – una forma politica unica: un regime municipale organizzato attorno a elezioni, rotazione degli uffici e decisioni collegiali. Nella Sala della Pace del Palazzo Pubblico, consiglieri sorteggiati formarono, dal 1287 al 1355, il “governo dei Nove” e amministrarono la Repubblica Senese per un periodo di due mesi. La Repubblica è però in pericolo, minacciata dal 14e secolo da una forma di autocrazia che allora viene chiamata “signoria”. Era ieri, ma sembra oggi: la coesione sociale vacilla sotto il peso della concentrazione della ricchezza, le ambizioni personali minano le decisioni collettive e le lotte politiche interne corrodono lo spirito civico. La lingua si corrompe, l’oligarchia è all’orizzonte. Si oppone alla forza alla destra, critica l’egualitarismo e chiede un uomo forte al potere.

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