Il destino è capriccioso, e rari sono coloro che possono prevederlo con certezza, altrimenti chi avrebbe immaginato che un mercante di tele Forez avrebbe dato i natali a una delle famiglie più potenti della storia d’Italia. Scopri la straordinaria storia della famiglia Torlonia, i Rothschild di Roma.
Nel 1950, un Alvernia di nome Marin Tourlonias (1725-1785) lasciò la sua regione natale per fare affari a Roma e incontrarsi lì, chissà, Fortunato. Come suo padre, Antoine, era un commerciante di stoffe e ben presto italianizzò il suo nome in Marino Torlonia, per mimetizzarsi con la messa romana. Si mise quindi al servizio di un parente, l’abate di Montgon, egli stesso annesso a Filippo V di Spagna. Divenne così cameriere, poi mercante di stoffe, prima di sposare la figlia di un connazionale francese e una nota donna tedesca. Insieme avranno quindici figli, tra cui Giovanni che diventerà, come Cosimo il Vecchio per i Medici, l’illustre patriarca della dinastia Torlonia. Così, con l’aiuto del fratello Giuseppe, fece prosperare l’attività del padre al punto da decidere di entrare nel settore bancario. In questo ambiente, dovranno lottare ferocemente per ottenere l’accettazione nel corpo dei banchieri romani e per fare della loro banca la prima istituzione finanziaria a Roma.
La famiglia divenne ricca e acquisì molte terre e proprietà, mentre Giovanni divenne direttore finanziario del Vaticano. In segno di gratitudine per i suoi fedeli servizi, Papa Pio VI lo nobilitò e lo nominò Duca di Bracciano nel 1794. Successivamente divenne Marchese di Roma Vecchia e Turrita e Principe di Civitella Cesi nel 1803. Sei anni dopo, Giovanni salì al titolo di patrizio. Nel frattempo sposò la vedova Maria Chiaveri, nata Schulteiss, e nel 1820 acquisì il palazzo Giraud-Torlonia. Giovanni Torlonia, vedendo i suoi lavori di successo, fece costruire anche Villa Torlonia sull’antico terreno dei Colonna.
Astuto e machiavellico banchiere e uomo d’affari, ha approfittato degli sconvolgimenti causati dalla Rivoluzione francese. Non esita ad esempio a servire, prima la Repubblica, poi i Bonaparte. Dopo la sua morte a Giovanni succede il figlio Alessandro che gestirà la Banca Marino-Torlonia, dal 1829 al 1860. Secondo il genealogista Henri Ponchon, Giovanni Torlonia lascia dietro di sé un patrimonio di trentacinque milioni di ecu. La folgorante ascesa sociale di Torlonia continuò fino agli anni ’69 dell’Ottocento, quando la banca Torlonia fu venduta, prima di essere messa in liquidazione nel 1872. In meno di un secolo, la giovanissima dinastia Torlonia si trovò affiliata alle più antiche famiglie patrizie di Roma, ovvero la Orsini, i Borghese e i Colonna. Nuove persone ricche e turbolente che mostrano un lusso insolente agli occhi di tutti, iscrivono i loro nomi in lettere d’argento nella storia contemporanea di Roma.
Alla fine dell’Ottocento i Torlonia entrano ufficialmente in politica, in particolare con la nomina di Leopoldo Torlonia (1853-1918) alla carica di sindaco di Roma, nel 1887, dopo essere stato deputato, poi senatore. Non riuscirà, però, a impedire la demolizione di Palazzo Torlonia, che un tempo sorgeva in piazza Venezia, a beneficio del Monumento a Vittorio Emanuele II. Successivamente, un altro Giovanni Torlonia (1873-1938) divenne senatore del regno, tra il 1920 e il 1938. Fondò la Banca del Fucino.
Nel 1923 suo figlio, un altro Alessandro, principe ultimo del Fucino, muore nel 2017 all’età di 92 anni. Quest’ultimo avrà vissuto buona parte della sua vita a Villa Albani, dove si trova una magnifica collezione di opere d’arte, oggi accessibile ai visitatori, dopo oltre 260 anni. Nel corso dei secoli la famiglia Torlonia ha accumulato una colossale fortuna oltre a una collezione di capolavori archeologici, tra cui quasi 620 marmi che possono essere visitati oggi in occasione di mostre pubbliche o private.