Da quattro anni, da quando è alla guida di questo comune di 960 abitanti, a 1.300 metri di altitudine, al confine tra Piemonte e Francia, Roberto Vaglio si scervella per sapere cosa fare con questo tracciato di 1.435 metri lungo e le sue 19 girate costate 110 milioni di euro. Fino a ritrovarsi improvvisamente al centro di una telenovela politico-sportiva di cui l’Italia possiede il segreto.
Tre opzioni per il 2026
Tra meno di tre anni (dal 6 al 22 febbraio 2026), il Paese organizzerà i prossimi Giochi invernali di Milano e Cortina d’Ampezzo. E come ogni Paese organizzatore dell’evento, anche l’Italia è alle prese con il problema della pista di bob e slittino, un’infrastruttura costosa da costruire e mantenere per uno sport che riceve poca pubblicità al di fuori degli eventi olimpici e di scarso interesse per la popolazione locale. e castigato dalle associazioni di tutela ambientale.
Il progetto iniziale era quello di costruire una nuova pista a Cortina sul luogo dei Giochi Invernali del 1956, ma ritenuto troppo costoso finì per essere abbandonato. Due settimane fa, il presidente del Comitato Olimpico Italiano (Cuneo) aveva addirittura annunciato, nel corso della sessione del CIO a Bombay, che l’idea è ora quella di utilizzare una pista già esistente all’estero, come in Svizzera (la pista naturale di St. Moritz ) o in Austria.
Spendere soldi in Italia
Ma qualche giorno dopo, marcia indietro dopo una riunione convocata dal governo dove sono state rilanciate le opzioni italiane, Cesana e Cortina. «Ci è stato detto che dovevamo renderci disponibili – conferma Roberto Vaglio – perché questi Giochi Olimpici sono Giochi Olimpici Italiani e sarebbe un po’ strano doverli delegare all’estero, spendendo soldi in loco. avere la possibilità, con un costo molto contenuto, di rimettere in servizio questa struttura.’
Quando il costo per la costruzione di un nuovo “centro sportivo” è stimato in 80 milioni di euro, bisognerebbe investire “solo” 30 milioni per rinnovare il look della pista della Cesana e ricostruire gli impianti di refrigerazione, smantellati perché utilizzavano l’ammoniaca per produrre ghiaccio, una tecnologia ormai abbandonata. Il comitato organizzatore Milano Cortina 2026 spiega di essere “in un periodo di valutazione delle diverse opzioni con tutte le autorità interessate”.
Più economico ma più lontano
A Cesana Torinese la prospettiva di ospitare eventi olimpici per la seconda volta in vent’anni non entusiasma più di così. «Non so cosa pensare, di questo progetto come tutti gli altri», sintetizza un consumatore dell’unico bar aperto fuori stagione turistica. Molti, secondo il loro sindaco, si sono lasciati sedurre da un altro progetto, quello di uno “Ski Dome”: la demolizione della pista e la costruzione al suo posto di un complesso sciistico indoor, unico in Italia, aperto 365 giorni all’anno, che attiri gli sciatori dall’Italia e dalla Francia. «Ma questo progetto è costato 50 milioni, che né la Provincia, né la Regione, né il Comune sono riusciti a coprire», specifica Roberto Vaglio.
Se venisse scelta la pista di Cesana, a 600 km da Cortina e 200 km da Milano, i Giochi Invernali del 2026 diventerebbero i più “spaccati” geograficamente della storia. Non sono sicuro che questa prospettiva faccia la gioia dei difensori ambientali locali, già nervosi a causa della linea ferroviaria Lione-Torino, in costruzione non lontano: “Olimpiadi-2006, montagne devastate”, hanno scritto su uno dei muri di cemento della pista .
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