La Corte di Cassazione ha confermato, martedì 28 marzo, il diniego all’estradizione di dieci ex attivisti italiani di estrema sinistra, da tempo insediati in Francia e rivendicati da Roma per atti di terrorismo risalenti agli anni 1970-1980. La massima corte francese convalida così la decisione della Corte d’Appello del giugno 2022 di non accogliere le richieste dello Stato italiano riguardanti otto uomini e due donne.
Il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Rémy Heitz, ha impugnato tale decisione. Invano. Riteneva che la Corte d’Appello avrebbe dovuto ordinare ulteriori informazioni per garantire che le persone estradabili avrebbero beneficiato del diritto ad un giusto ed equo processo al loro ritorno in Italia. La camera istruttoria aveva infatti fondato la propria decisione sul fatto che, nonostante le informazioni aggiuntive, i giudici italiani non offrivano la garanzia assoluta di un nuovo processo alle persone estradabili, la maggior parte delle quali condannate in contumacia. Ciò è contrario all’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che Roma ha ratificato.
Il signor Heitz ha anche impugnato, in un altro ricorso, la decisione della camera istruttoria basata sull’articolo 8 della stessa convenzione, che garantisce il rispetto del diritto alla vita privata e familiare. I giudici d’appello avevano ritenuto che un’estradizione lo avrebbe danneggiato eccessivamente, data la durata della permanenza in Francia di questi attivisti ei legami familiari che vi avevano intrecciato. Diversi cittadini francesi sposati, avevano figli e persino nipoti.
“Immenso sollievo”
In entrambi i casi, la Corte di Cassazione ha seguito le richieste del proprio Pubblico Ministero, che ha chiesto il rigetto dei ricorsi del sig. Heitz, piuttosto insoliti in materia di estradizione. “Considerato che le motivazioni addotte dai giudici, che rientrano nella loro sovrana discrezionalità, sono sufficienti”, la Corte di Cassazione ritiene, nel suo comunicato, che “Il parere negativo sulle richieste di estradizione è quindi definitivo”.
Questo è l’epilogo di una lunga sequenza iniziata nella primavera del 2021 con l’arresto di alcuni di questi attivisti, oggi di età compresa tra 62 e 79 anni. L’esecutivo francese, desideroso di rilanciare i rapporti con Roma sotto il governo Draghi, ha poi voltato le spalle alla “dottrina Mitterrand”, pratica non scritta istituita negli anni ’80 che consisteva nel non estradare ex attivisti rifugiati italiani in Francia a condizione che abbandonassero la lotta armata. Fu Matteo Salvini, allora ministro dell’Interno della Lega, a rilanciare le richieste di estradizione nel 2019 in un momento di forti tensioni diplomatiche con Parigi.
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