C’è qualcosa di fondamentalmente seducente nell’energia che emana Francesco Farioli. Niente nel suo viso giovane, con i suoi lineamenti fini e gli occhi limpidi, suggerisce l’imponente curriculum che già possiede, che ha convinto i dirigenti dell’OGC Nice a fidarsi di lui quest’estate per succedere a Didier Digard.
Il 34enne ha sei anni meno del suo capitano Dante, ma ha qualcosa sotto il cofano. Prima di arrivare in Costa Azzurra aveva già quattordici anni di esperienza, a partire dal primo incarico come preparatore dei portieri in un club della natia Toscana fino all’esperienza da capo allenatore in Turchia.
“Filosofia del gioco: estetica del calcio e ruolo del portiere”
Orgoglioso rappresentante di una nuova generazione di allenatori dai tratti atipici, Farioli si è laureato in Filosofia Estetica presso l’Università di Firenze nel 2013. Per avvalorare ciò, ha presentato a due dei suoi insegnanti, Sergio Givonni e Gianluca Garelli, una tesi sul calcio , chiaramente il soggetto di Lui riassume il modo in cui analizza ogni aspetto del campo: “Filosofia del gioco: l’estetica del calcio e il ruolo del portiere. »
“Non ero sicuro di poter portare avanti una tesi come questa”, dice Givony. Ma lui era molto più di me. Aveva già pensato molto a questo argomento, ma è venuto solo per dimostrarlo. » Nelle sue lezioni, l’insegnante ammette che a volte fa riferimento al calcio, alla sua estetica e alle domande fondamentali che pone, citando Sartre, Camus o Pasolini ai suoi studenti. Ma l’idea di Farioli, “che non aveva intenzione di diventare insegnante e voleva lavorare nel calcio”, è più vicina alla realtà.
“Come me, ha l’idea della filosofia come riflesso della vita”, continua l’insegnante. In questo caso, voleva mostrare come portaIl portiere incarna la filosofia del calcio perché è un giocatore speciale. Non partecipa al gioco, oppure partecipa da un punto di vista esterno e può osservare e comprendere meglio degli altri giocatori come si sta svolgendo la partita. » Una descrizione che non è ancora lontana da quella dell’allenatore.
Nel 2013 Farioli presentò la sua tesi, “non convenzionale, ma appassionata e coraggiosa”, come sintetizza Garelli. “Gli ho fatto capire chiaramente che le sue considerazioni filosofiche erano molto coraggiose, ma a volte anche… spericolate”, riassume. Gli ho detto: In filosofia, l’audacia è spesso una buona cosa, ma un portiere degno di questo nome potrebbe aver bisogno di essere un po’ più attento. »
“Continuavamo a parlare di tattica.”
Dopo la laurea, l’italiano passa attraverso una serie di esperimenti. Serie minori italiane, quattro anni nei misteri del calcio di campagna e tre anni per imparare nello staff del suo mentore Roberto De Zerbi. Ma mantiene comunque la sua presenza nel mondo accademico tenendo conferenze che mescolano calcio e filosofia. Nel 2021, ad esempio, è stato invitato a partecipare a un simposio per allenatori dell’FC Barcelona, sul tema “Il calcio come volontà e rappresentazione”.
In uno di questi convegni lo conobbe Massimo Carcarino. I due hanno lavorato insieme al Sassuolo, dove facevano parte dello staff di Roberto De Zerbi: Farioli come preparatore dei portieri e Carcarino come analista. “Il suo modo di lavorare era molto concreto”, riassume l’uomo che ora lavora al Catanzaro (D2 italiano). Lavorava con i portieri come se fossero giocatori fuori campo. L’allenatore è l’uomo che deve creare il contesto, e ci riesce. »
Farioli si è affidato a questo background filosofico per sviluppare e affinare la sua idea di calcio in tutte le sedi in cui è passato. “Sapevo che la sua concezione del gioco si basava anche sulla sua esperienza accademica”, continua Carcarino, che anch’egli aspira a seguire un percorso simile. Ma soprattutto è stato emozionante. Abbiamo continuato a parlare di tattica. »
Catturò l’attenzione anche del suo mentore Roberto De Zerbi, convincendolo a integrarlo nel suo staff al Benevento nel 2017, pubblicando sui social e sui blog analisi dettagliate di sequenze di partite, tra cui quella del Foggia dell’attuale allenatore del Brighton. “Credo sempre che le strade e le opportunità prima o poi debbano incrociarsi”, afferma Carcarino. Sicuramente l’utilizzo dei social e l’esperienza all’estero hanno dato molto a Francesco, perché fuori dal nostro Paese, almeno oggi, i club sono più aperti agli allenatori innovativi. “Finora questa analisi non è stata smentita.