Capcom, nota azienda giapponese produttrice di videogames, si sta facendo sempre più spazio nel settore, continuando a proporre contenuti innovativi all’interno delle principali fiere mondiali dei videogiochi, ma anche tramite l’espansione verso realtà nuove, come quella dei casinò digitali, i cui prodotti sono spesso ispirati a titoli “vintage” – inclusi quelli della nota società nipponica -, e come quella delle recenti piattaforme videoludiche, a partire da Nintendo Switch.
Una prima conferma di come Capcom, fondata nel 1979 da Kenzo Tsujimoto, sia ancora all’avanguardia nel comparto viene dalla sua recente presenza all’innovativa fiera settoriale “Tokyo Game Show”, all’interno della quale l’azienda si è distinta per la presentazione delle espansioni del videogioco di successo “Monster Hunter Rise”con avatar e nuove creature a cui dare la caccia, nonché per l’annunciata collaborazione con SEGA, in vista dei trent’anni dal lancio della serie di videogames “Sonic the Hedgehog” (1991).
Questa occasione ha messo ulteriormente in evidenza come la società giapponese – sebbene in un format tutto virtuale – abbia mantenuto una propria identità “nostalgica”, riscontrabile anche dal fatto che altri settori connessi al mondo del gioco si ispirano sempre di più a questo genere di produzioni.
Ne è un esempio il palinsesto di molti casinò online, che, soprattutto nei titoli di slot “Arcade”, si rifanno in qualche modo, tra le altre, anche all’esperienza di quella che i Metacritic’s 11th Annual Game Publisher hanno incoronato come terza compagnia di pubblicazione di videogiochi per il 2021.
Una su tutte? Il picchiaduro “Street Fighter II – The World Warrior”, creato da Capcom nel 1987 e oggi, grazie allo sviluppo di NetEnt, presente nell’offerta degli operatori di casinò digitali in forma di slot machine.
Si tratta di un modo nuovo, di certo, per consentire agli appassionati delle varie saghe videoludiche di esperire il gioco anche in un’altra dimensione, visto che, dietro registrazione, si può avere un bonus per casino anche senza deposito, e dunque senza un iniziale impegno economico: in questo caso la prova si qualifica come un esperimento, per valutare differenze e similitudini di ambientazioni e personaggi, ma anche tra diversi linguaggi tecnici (un po’ come si fa per gli adattamenti cinematografici di un libro).
Fatto sta, comunque che, dal rompicapo “Bejeweled” (PopCap Games, 2001) alle avventure dinamiche di Lara Croft – pubblicate da Eidos Interactive con Core Design fin dal 1996 -, numerose sono state le integrazioni di questi games all’interno dei prodotti da casinò diffusi dagli operatori legali online, come ad esempio “Starburst” di NetEnt fino a “Lara Croft Temples and Tombs”, nato invece in casa Microgaming.
Di certo si tratta di un passo importante per i games verso i nuovi esperimenti digitali, anche di quelli che esulano strettamente dal gioco.
L’avanguardia di un’azienda, però, si misura anche dalla capacità di riscoprire le proprie origini.
In questo caso, tornando a Capcom, pare che il colosso – il cui nome, non a caso, è acronimo di “Capsule Computers” – sia orientato anche a un ritorno alla dimensione del PC: così almeno risulta dalle ultime dichiarazioni social del COO Haruhiro Tsujimoto, secondo cui il personal computer potrebbe tornare a essere una delle piattaforme di gioco aziendali del futuro, a cui, del resto, console e titoli online, nella generale riscoperta del vintage, devono molto.
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