L’autorità nazionale per la protezione dei dati personali dell’Italia critica il chatbot in particolare per non aver verificato l’età degli utenti.
pubblicato su
/Gli italiani non possono più accedere a ChatGPT! L’autorità nazionale per la protezione dei dati personali (GPDP), equivalente alla CNIL in Italia, ha deciso questo venerdì di bloccare l’accesso al chatbot nel paese, con effetto immediato. Il regolatore specifica che questo blocco porterà a “la limitazione temporanea del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI”e che sarà in vigore fino a quando ChatGPT non rispetterà le norme sulla protezione dei dati personali.
Perché l’Italia blocca ChatGPT?
Nel suo comunicato, l’autorità accusa ChatGPT di non rispettare la normativa sui dati personali. Secondo lei, la raccolta e l’archiviazione di informazioni al fine di addestrare gli algoritmi non ha basi legali. Il GPDP vuole anche che OpenAI possa offrire agli utenti un’informativa sull’uso dei loro dati.
Inoltre, il regolatore si rammarica che OpenAI non disponga di alcuna verifica dell’età degli utenti, il che avrebbe l’effetto di esporre i più giovani a risposte inadatte al loro livello di sviluppo.
Il GPDP ha chiesto a OpenAI di comunicare entro 20 giorni le misure adottate per porre rimedio a questa situazione, pena l’irrogazione di una sanzione. ” fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato mondiale annuo”.
Crescenti preoccupazioni su ChatGPT
Nel comunicato stampa, il GPDP menziona anche una violazione dei dati subita da ChatGPT il 20 marzo. Questa violazione dei dati riguarderebbe le conversazioni degli utenti, ma anche le informazioni di pagamento degli abbonati ChatGPT Plus.
La decisione di blocco arriva pochi giorni dopo che Europol, l’agenzia di polizia criminale europea, ha dichiarato in a rapporto preoccupazioni circa il possibile sfruttamento di ChatGPT da parte dei criminali informatici. L’agenzia ha messo in guardia in particolare sullo sviluppo di frodi, disinformazione e truffe basate su ChatGPT.