La firma di ieri della delimitazione delle zone marittime, intesa come zona economica esclusiva (ZEE) tra i ministri degli esteri di Grecia e Italia, Nikos Dendia e Luigi Di Maio, è la soluzione a un arretrato di 43 anni. In pratica, l’accordo di piattaforma continentale del 1977 è stato esteso al fondale marino dal fondo del Mar Ionio alla superficie del Mar Ionio, mentre un messaggio chiaro viene inviato ad Ankara sulla posizione diplomatica della Grecia, nonché sulla sua determinazione a procedere con essa. Sulla base della legalità internazionale.
Soddisfazione
Da parte greca, c’è sollievo, ma anche speranza, che altri paesi della regione seguano la via della demarcazione, come ha chiaramente indicato il primo ministro Kyriakos Mitsotakis nella lettera firmata di ieri. Tuttavia, la ratifica della convenzione resta in entrambi i parlamenti nazionali, in Grecia e in Italia, ed è abbastanza chiaro che per Atene questo processo parlamentare è una priorità assoluta.
La spina nel fianco dell’accordo è stata la riluttanza degli italiani a partecipare alla firma di un testo che limitasse l’attività delle enormi flotte pescherecce del Paese. Fonti diplomatiche hanno affermato che i due ministri degli esteri hanno firmato ieri una dichiarazione congiunta in cui esprimono il loro impegno per una gestione equilibrata e sostenibile di queste risorse e concordano di tenere consultazioni per valutare il potenziale impatto di vari fattori sui due paesi.
Un dettaglio importante è la firma di un testo alla Commissione, in base al quale Grecia e Italia chiedono congiuntamente la futura modifica del regolamento su una politica comune della pesca in modo da preservare l’attuale area quando la Grecia decide di espandere la sua zona costiera a 12 miglia nautiche. L’attività di pesca dei pescatori italiani nella zona è compresa tra 6 e 12, attualmente considerata acque internazionali.
Secondo le stesse fonti, l’accordo “descrive chiaramente gli attuali diritti dei pescatori italiani, ma ora è più restrittivo, sia in termini di numero di navi, di specie che possono essere catturate, sia di specie che i pescatori greci catturano”. C’è una forte sensazione ad Atene che un accordo con l’Italia potrebbe aprire la finestra per uno sviluppo simile con l’Albania, che però manca ancora di una Corte costituzionale attiva, rendendo estremamente difficile qualsiasi sviluppo in questa direzione.
“Acqua di progresso”
Poco dopo la firma dell’accordo, ha osservato il primo ministro, “Grecia e Italia hanno mostrato, oggi, come due vicini di casa possano trasformare il mare che li circonda in acque calme di progresso e sviluppo. Spero che ci saranno accordi simili tra altri paesi della regione”. Il signor Mitsotakis ha osservato che l’accordo è pienamente coerente con le norme del diritto internazionale e con la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Descrive l’estensione degli spazi marini che vengono sfruttati. Naturalmente, riconosce i diritti sovrani in tutte le terre – terre e isole. “Questo è un modello per la cooperazione e le relazioni di buon vicinato. E per un contributo decisivo alla pace e alla stabilità nella nostra regione”. In precedenza, il signor Dendias ha parlato di “giornata storica”, affermando, infatti, che la delimitazione delle zone marittime “avviene attraverso accordi validi e non attraverso accordi inesistenti, come l’accordo Turchia-Saraz e certamente non attraverso depositi coordinati di Uno”.
La descrizione del “momento storico” è stata adottata anche dal Sig. Di Maio che ha espresso la sua soddisfazione per l’accordo, sottolineando che “oltre alla definizione dei rapporti marittimi con la Grecia, come l’Italia, dimostriamo di avere sempre a cuore gli interessi dei pescatori. Rispettare e rispettare i diritti sovrani della Grecia”.
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