In Italia sono stati registrati due casi di pazienti positivi alla variante indiana del coronavirus nella regione di Venezia.
“Oggi abbiamo a Bassano”, una cinquantina di chilometri a nord-ovest di Venezia “i primi due pazienti, sono due indiani, con la variante indiana”, ha detto ai giornalisti il signor Zaia, citato dall’agenzia AGI, senza aggiungere dettagli.
Secondo il quotidiano La Repubblica, il primo caso della variante indiana è stato registrato in Italia, in Toscana (centro), a marzo.
In Belgio, 20 studenti indiani arrivati all’inizio di aprile per un corso di formazione infermieristica di un anno ad Aalst e Leuven sono risultati positivi alla variante indiana. Sono stati testati e messi in quarantena.
L’Italia vieta l’ingresso ai viaggiatori dall’India
Di fronte allo scoppio del contagio da Covid-19 che sta colpendo l’India, domenica l’Italia ha vietato l’ingresso nel proprio territorio a persone provenienti da questo Paese. “Oggi ho firmato una nuova ordinanza che vieta l’ingresso in Italia a persone che sono in India da 14 giorni”, ha annunciato sul suo account Facebook il ministro della Salute Roberto Speranza. “I residenti italiani possono tornare ma devono fare un test (anti-Covid, ndr) alla partenza e all’arrivo e rimanere in quarantena al loro ritorno”, ha detto il ministro.
L’Oms si riserva un giudizio sulla variante indiana del coronavirus
Il sistema sanitario indiano è travolto da una nuova ondata di infezioni attribuite in parte a questa nuova variante “doppio mutante”, nota come B.1.617. Molti paesi preoccupati hanno chiuso le porte all’India, sospendendo temporaneamente i loro collegamenti aerei.
Lunedì, una portavoce dell’OMS ha affermato che non è stato dimostrato, a questo punto, in che misura questa variante sia responsabile del rapido aumento della contaminazione osservato in India negli ultimi mesi. Ha aggiunto che “molti fattori”, come la variante britannica o diversi festeggiamenti che hanno riunito un gran numero di partecipanti, possono aver contribuito a questo aumento.
Le varianti britannica, sudafricana e brasiliana del coronavirus sono state definite “motivo di preoccupazione” dall’OMS. Una variante è considerata “preoccupante” se è più contagiosa, provoca casi più gravi di Covid-19, riesce a bypassare le difese del sistema immunitario o riduce l’efficacia dei trattamenti finora sviluppati.