Nell’estate del 1993, Matteo Messina Denaro, 30 anni, inseguito dalla polizia italiana, annunciò, attraverso una lettera d’amore, l’inizio della sua fuga: “Sentirai parlare di me, mi dipingeranno come un diavolo, ma saranno solo bugie.”Scrisse ad Angela, la sua ragazza di allora, per salutarla. Da un giorno all’altro, il giovane boss mafioso più temuto della Sicilia diventa un fantasma.
Per i successivi 30 anni, quest’uomo brutale, con la reputazione di playboy, sfuggì agli investigatori con la stessa ingegnosità del suo eroe dei fumetti preferito, Diabolik, al quale aveva dato il soprannome. L’Italia conosce la sua immagine dal manifesto di ricercato per omicidi, aggressioni, armi e traffico di droga: un volto spigoloso, avvolto nel mistero, nascosto dietro gli occhiali da sole. Il volto dello spietato killer che è diventato un simbolo com.superlatitantii boss più sfuggenti.
Ma la paziente, Messina Denaro, una donna di 61 anni affetta da cancro, è morta in ospedale, ha riferito lunedì 25 settembre l’agenzia di stampa italiana ANSA. Decine di agenti erano a presidio dell’ex stanza “Corleone” dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila (Abruzzo).
Otto mesi fa, il 16 gennaio, gli investigatori, seguendo la pista di un tumore al colon, riuscirono ad arrestare il latitante più famoso d’Italia, mentre si stava recando per chiedere consulenza medica, con prestito d’identità, in una clinica di Palermo. Così finì la carriera di un uomo che non aveva mai messo piede nella cella di una prigione, e nemmeno sul marciapiede di un tribunale.
“La Bestia”, “Lo Magro” e il Walter P38
Il destino criminale di Matteo Messina Denaro affonda le sue radici a Castelvetrano, in provincia di Trapani, dove è nato il 26 aprile 1962. Pur essendo quarto di sei fratelli (e secondogenito), è cresciuto come un erede, programmato per succedere a suo figlio. Padre Francesco, detto Don Ciccio. “Ciccio” è un semplice contadino che, secondo i suoi documenti d’identità, è in realtà il capo della mafia di questa regione della Sicilia occidentale. Taciturno, alleato della famiglia Corléonais, divenuta la nuova padrona dell’isola all’inizio degli anni ’80, a costo di un sanguinoso massacro. Tra loro c’è Totò Reina, “Il leader di tutti i leader”.ovvero “La Bella” (“bestia, bestia, animale”).
Sarà la stessa “Bestia” a guidare il giovane Mateo e a proiettarlo nell’élite di Cosa Nostra. Reina instilla in questo promettente ragazzo, soprannominato inizialmente “ Yo Seko » (“The Skinny”) a causa della sua silhouette snella e dell’arte della truffa tanto quanto dell’eliminazione totale. Con la Walther P38 l’ambizioso mette alla prova il suo valore. Supera anche le aspettative del suo padrone, ma si libera anche dalle regole degli “uomini d’onore” della vecchia scuola, generalmente un po’ riservati e austeri. Messina Denaro è un grande scommettitore. Esce in discoteca, guida una Porsche e va in giro indossando abiti Versace, una sciarpa al collo e un orologio d’oro al polso.
Ti resta il 64,78% di questo articolo da leggere. Il resto è riservato agli abbonati.