Speravamo in un dialogo. Era solo un susseguirsi di monologhi cinesi. Tenutosi contemporaneamente a Chongqing ea Roma martedì 8 giugno, il quinto “Seminario Cina-Europa sui diritti umani” è fallito. Nessun funzionario europeo ha partecipato. Previsto quest’anno in Italia, questo incontro, per il quale i cinesi stanno dedicando notevoli risorse, si è svolto in duplex con Roma. Eppure nessun membro del governo Draghi ha fatto una sola apparizione. Nemmeno il console italiano a Chongqing si è degnato di fare un salto.
Siamo stati solo trattati da alcuni funzionari eletti locali della Penisola, che sono venuti a dire che la Cina è un grande paese e che lo sarebbe ancora di più se permettesse ai cinesi di fare di nuovo la spesa a Roma e Milano. È vero che, da parte loro, i cinesi non avevano fatto il minimo sforzo. Lo dimostra il tema scelto per l’incontro: il Covid-19 e la garanzia del diritto alla vita e alla salute. Uno dopo l’altro, i cinesi hanno spiegato che, grazie a Xi Jinping, la Cina ha salvato innumerevoli vite durante l’epidemia. E poiché la vita è il primo dei diritti umani, la Cina quindi li rispetta. CQFD. Abbiamo capito che né lo Xinjiang né Hong Kong erano all’ordine del giorno.
“Dobbiamo parlare con la Cina”
Dal 22 marzo e dall’annuncio da parte di Pechino delle sanzioni contro i leader politici europei, l’Unione non sa quale atteggiamento adottare nei confronti della Cina. “Le condizioni politiche per un dialogo di questo tipo non sono soddisfatte”, spiegano gli europei per giustificare la loro assenza al seminario. Ma, aggiungono subito, “Dobbiamo parlare con la Cina”. Poco prima della visita di Joe Biden al G7, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha difeso ancora una volta l’accordo sugli investimenti raggiunto a fine dicembre 2020, anche se sembra nato morto.
L’Unione Europea non intende farsi trascinare da Washington in un’opposizione frontale con Pechino. Inoltre, i contatti tra gli Stati membri e la Cina sono lungi dall’essere interrotti. I ministri degli esteri di Ungheria, Polonia e Irlanda hanno recentemente visitato la Cina. Potrebbero seguire funzionari italiani e spagnoli.
Soprattutto l’idea di una visita d’addio di Angela Merkel – magari accompagnata da Emmanuel Macron – quest’estate non è del tutto abbandonata. “Non sottovalutare il fascino della Cina”, avverte un diplomatico occidentale. “Non dimenticare che in Germania vengono vendute 3 milioni di auto all’anno ma che la sola Volkswagen vende 3,5 milioni di auto in Cina”, ne decifra un altro. Anche non amata, la Cina è inevitabile.
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