IndagineIl gruppo ha sede una mezza dozzina di filiali finanziarie in Lussemburgo, che ha utilizzato in particolare per fornire remunerazioni offshore.
In Lussemburgo, il negozio di Kering si trova in 21 rue Philippe-II. È in questa bellissima arteria dello shopping dell’ipercentro che si intronizzano le lettere d’oro della boutique Gucci, fiore all’occhiello del gruppo del lusso francese fondato da François Pinault. Uno sguardo ai sarti e alle cinture esposte negli scaffali è però insufficiente per capire l’importanza del Granducato per Kering. Per questo, è meglio andare al 124, boulevard de la Pétrusse. È lì, ad appena un chilometro di distanza, che sono domiciliate una mezza dozzina di filiali finanziarie del gruppo. Nessuna lettera d’oro questa volta, ma un piccolo cartello “Kering” e più cassette delle lettere: questo piccolo centro commerciale ospita più di cento aziende senza dipendenti né uffici, e quelle di Kering convivono tranquillamente con filiali di altri gruppi di moda, come Zara o Lee Cooper.
Queste filiali intendono trarre vantaggio dai vantaggi fiscali lussemburghesi? La questione è delicata per Kering, le cui pratiche fiscali sono in prima pagina da diversi anni: già costretto a pagare una multa di 1,2 miliardi di euro per evasione fiscale in Italia nel 2019, il gruppo è preso di mira in Francia da un’indagine della Procura finanziaria nazionale , per “riciclaggio di frode fiscale aggravata”. Secondo le nostre informazioni, le autorità fiscali francesi gli chiedono 150 milioni di euro come parte di un adeguamento fiscale sulla sua controllata francese Yves Saint Laurent.
Secondo la direzione del gruppo, queste controllate lussemburghesi non contribuiscono “Nessun vantaggio fiscale per il gruppo”. Sono il risultato di a “Organigramma ereditato dal passato”, in cui il Lussemburgo è solo uno scalo. I miliardi generati dalla vendita di articoli ai quattro angoli del mondo sono solo di passaggio, prima di “risalire” alle strutture finanziarie del gruppo nei Paesi Bassi.
Riduzione del carico fiscale
Questo per dimenticare il regime favorevole offerto dal Granducato sulle vendite delle società. Vendendo le sue azioni del marchio Stella McCartney per 237 milioni di euro, nel 2018 Kering è riuscita, ad esempio, a ridurre la sua fattura fiscale a circa 2,5 milioni di euro, invece di 6 milioni se il marchio britannico non fosse stato trattenuto tramite Lussemburgo ma dalla Francia.
L’indagine OpenLux ha anche scoperto un sistema di remunerazione offshore istituito da Kering, per pagare decine di milioni di euro di stipendi ai suoi manager attraverso una società lussemburghese chiamata “Castera”. L’esistenza di questa filiale offshore, creata nel 2000, è stato scoperto nel 2018 da Mediapart. Il sito di notizie ha dettagliato come Kering avesse pagato parte dello stipendio del capo di Gucci Marco Bizzarri attraverso Castera, risparmiando gran parte dei contributi previdenziali che avrebbe pagato in Italia.
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