Professore di Economia alla Sorbona Paris Nord (Parigi-13) e a Sciences Po Paris, Françoise Benhamou, che è anche co-presidente del Dipartimento di Economia, traccia una valutazione mista della cultura dopo mesi di crisi sanitaria. Secondo l’accademico, dovrebbero prevalere nuovi paradigmi.
Qual è la situazione del settore della cultura in Francia, a più di un anno e mezzo dallo scoppio dell’epidemia?
Le posizioni sono molto contraddittorie. I settori più colpiti dipendono dagli eventi e dal turismo, soprattutto internazionale. E se la cultura ha aiutato molto, e con il grande appoggio delle autorità pubbliche, c’era nonostante tutto una sensazione di cedimento nelle priorità pubbliche, come se la cultura venisse sempre dietro a tutti, come una materia di second’ordine.
Chi ha sofferto di più?
È chiaramente una scena dal vivo. Nel settore musicale, nei teatri privati e nei festival, che spesso hanno uno speciale carattere associativo, il danno è ancora maggiore, e non lo abbiamo ancora valutato adeguatamente. Prenderà del tempo. La parte del settore che ha uno status generale è la meno colpita finanziariamente; Il supporto è stato ampiamente mantenuto lì. Tuttavia, sia che l’istituzione sia pubblica o privata, non raggiungerà mai un’offerta che non viene presentata.
“Estrema dispersione del supporto, con più contatori”
I cinema hanno sofferto ma hanno ricevuto molto aiuto. Il videogioco sta andando bene e il libro è stata una bella sorpresa grazie alla risposta del pubblico solidale con le librerie. Alla fine, le loro vendite hanno registrato un calo molto leggero, che maschera le difficoltà di alcuni settori, come i libri d’arte associati alle mostre oi libri turistici, ad esempio.
L’assistenza pubblica era al livello di questo problema sociale?
Sono stati impegnati tanti aiuti, come un miliardo di euro per l’anno bianco intermittente, che sarà portato, con la nuova proroga, a 1,3 miliardi. Nel piano di risanamento sono stati stanziati 2 miliardi per la cultura. Rue de Valois sostiene di aver stanziato 13,4 miliardi di euro di aiuti dall’inizio della pandemia; Dettagli e tempistiche di pagamento devono essere disponibili. Quello che mi stupisce è che non passa settimana senza nuovi aiuti, e spesso vengono annunciate piccole azioni. Il risultato è una grave dispersione di supporti, con una moltitudine di finestre.
Per fare un confronto, Mario Draghi, nel Piano di Rilancio Europeo, stanzierà 7 miliardi di euro per la cultura in Italia, il che non è un male. C’è stato anche molto aiuto in Germania. In Francia abbiamo una politica culturale molto attiva, ma ci sono altri paesi che fanno molto per la cultura, in maniera più decentrata, e quindi meno sotto i riflettori.
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