Per quanto riguarda il calcio francese, il volto di Fabio Grosso, che domenica è stato ufficialmente nominato nuovo allenatore del Lione, succedendo a Laurent Blanc, è da tempo una delusione. Era il 9 luglio 2006 sul campo di Berlino. Occhi improvvisamente estasiati quando si resero conto che, segnando l’ultimo tiro in porta dell’Italia contro Fabien Barthez, il terzino sinistro aveva appena regalato all’Italia la Coppa del Mondo.
Il suo sciopero ha dato il tono alla serata. Il luogo da cui uscirà Zinedine Zidane attraverso la piccola porta di espulsione. E Marco Materazzi, il suo mandante, sarà il poveruomo di sempre che si è dimostrato il più furbo.
Estremamente prezioso per l’Italia ai Mondiali del 2006
L’estate del 2006 è stata la conquista più importante nella carriera di Fabio Grosso, questo terzino sinistro che non soffre di grossi difetti o di genialità particolare. E Neymar, del resto, può confermarlo: i Mondiali possono trasformarsi in incubi per alcune stelle. O, al contrario, diventare il sogno di persone sconosciute. Come i Mondiali del 2006 per Grosso.
Il bel italiano, una caricatura di Bello Ragazzo con i capelli lisciati all’indietro, la pelle abbronzata e un abito perfetto, non brillava solo contro il Blues di Zidane. In semifinale ha segnato il suo primo gol d’oltralpe contro la Germania (2-0, AP) prima dei calci di rigore. Pochi giorni prima, era stato anche lui a togliere la spina dalla scarpa all’Italia vincendo il calcio di rigore decisivo nei minuti di recupero negli ottavi di finale contro l’Australia (1-0).
Periodo misto da giocatore dell’OL
Questa bella estate in Germania gli ha permesso di firmare per l’Inter. Due anni dopo, attraversò il tunnel del Monte Bianco e raggiunse il Lione, dove il presidente Jean-Michel Aulas era molto orgoglioso di avere un campione del mondo. Professionale e intelligente, seduce tutti e partecipa alla conquista dell’ultimo scudetto: la doppietta della Coppa di Francia ottenuta dall’OL (nel 2008).
Ma per quanto l’uomo tenti con la sua verve, gentilezza e ottima padronanza della lingua francese, il giocatore, dopo i trent’anni, è su una china discendente. Il suo passaggio alla Juventus del Torino nel 2009 è stato un declino in accelerazione. Finicotero, il fenicottero rosa, il suo soprannome in Italia, ha perso lentamente le sue piume e il suo posto nella squadra italiana, e ha ritirato la sua maglia nel 2012.
Espulso dal Brescia… dopo tre partite
Poi decide di allineare la sua seconda vita, quella da allenatore, con quella da giocatore. Inizia dal basso e procedi lentamente verso l’alto. Così Grosso si è allenato per quattro anni con la squadra riserve della Juve. Accettò poi la sfida del Bari in Serie B nel 2017. Un buon anno (il settimo) lo mandò poi al Verona nella stessa divisione. Lì è stato espulso per la prima volta in carriera nel maggio 2019. Il che non gli ha impedito di varcare le porte del campionato italiano. Ma presto si rivolsero a lui: la sua nuova squadra, il Brescia, lo licenziò. Panchina dopo…tre partite.
Grosso ha poi provato la prova svizzera nel 2020 a Sion. Ma in un club che consuma allenatori con la stessa rapidità con cui Mbappe o Haaland segnano gol, non sorprende che l’italiano arrivi nel marzo 2021. Meno di un mese dopo parte per il Frosinone, che ha sollevato la scorsa stagione nel campionato italiano. Convinto che questo successo gli avrebbe offerto maggiori opportunità, non ha prolungato la sua permanenza al Frosinone. Ma l’estate del 2023 lo lascia sul banco degli imputati prima che abbia la possibilità di tornare al Lione, nel ruolo di allenatore, come vengono chiamati gli allenatori in Italia.
A margine, il suo debutto è stato comunque una sorpresa. Il francese Gael Genevier ricorda quando Grosso firmò per il Bari: “Giocavo con lui al Perugia quando arrivai in Italia, all’inizio della mia carriera”. Abbiamo già visto le sue qualità. Basti dire che non erano leader di uomini. Da allora in poi non è diventato un leader. Una volta mi disse che all’inizio non era affatto sicuro di voler diventare un allenatore. Non sapeva se fosse per lui, in realtà. Alla fine le cose andarono bene. »
“Grande comunicatore”
Come allenatore, ha lentamente creato una filosofia basata sull’attacco. “È chiaramente un allenatore moderno”, ha detto il giornalista Roberto De Luca di Tuttofrosinone.com. Posiziona la sua difesa molto in alto in campo, giocando nel 4-3-3 ma chiede alla sua squadra di cambiare piano tattico durante la partita. Non ha problemi a partire dai giovani. »
Anche umanamente Grosso era tentato. “È un bravissimo comunicatore”, sorride Roberto De Luca. Ama parlare di calcio e riesce a restare a lungo, anche in conferenza stampa, spiegando la sua visione del gioco, e soprattutto è una persona che non è mai volgare quando parla. »