È un bellissimo regalo di Natale quello che ha ricevuto il capoluogo piemontese: un presepe di dimensioni monumentali firmato dal maestro degli artisti italiani del settore, Franco Artese. Le sue creazioni hanno girato il mondo.
“Vedi quel ragazzino lì, mostra la punta dell’indice Franco Artese, in un articolo sulla rivista del Rai Torino, il giorno dell’inaugurazione del suo presepe gigante. Non può allontanarsi dalla sua piccola nonna. Sa che potrebbe non rivederla più. Questo presepe è anche un omaggio a tutte queste persone del sud che sono andate al nord, come qui a Torino».
Questo ragazzo del sud in partenza dalla sua Basilicata è solo uno dei 120 personaggi rappresentati in questo presepe. Uno dei più discreti. Annegato nei 60 metri quadrati e 6 metri di altezza di questo gigantesco presepe esposto nel Duomo di Torino e che, anno dopo anno, fa il suo gran giro d’Italia. Ma non uno dei meno significativi.
Questo presepe “lucana” (dal nome degli abitanti della Basilicata) non è solo un’opera capace di raccontare, come tutte le altre, la nascita di Gesù. Ma racconta, come nessun altro, una serie di scene di vita quotidiana in un piccolo borgo con case scavate nella roccia calcarea: i Sassi di Matera, Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
“Questo presepe brucia di vita”, racconta un critico artistico italiano ai nostri colleghi di messaggioro, il quotidiano di Roma, nel 2018, quando il celebre presepe era ospitato al Palazzo del Quirinale, residenza del Presidente della Repubblica Italiana. “È il racconto diffuso di questa cultura di quartiere, fatta di solidarietà e condivisione tra famiglie”.
“Vedo la creazione di asili nido come una missione”, ha spiegato Franco Artese il giorno dell’inaugurazione, fiducioso di trasmettere il suo desiderio di portare il messaggio evangelico di San Francesco nelle sue creazioni.
Un messaggio che in dieci anni di peregrinazione del suo lavoro, il maestro “presepista” (creatore di un presepe) avrà molto contribuito a diffondere, non solo in Italia ma anche nel mondo. In Europa, negli Stati Uniti, fino a Betlemme, accompagnati dall’Unesco. Ma ancora in Brasile, Finlandia o infine New York nel 2015.
Si è offerto un posto d’elezione, nella cattedrale di St. Patrick, nel cuore di Manhattan. A due passi dal Rockefeller Center, e soprattutto a una manciata di chilometri dall’Hudson dove sono sbarcati tanti suoi compatrioti diretti a una nuova vita.
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