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In Alto Adige, un UFO modernista nella terra dei palazzi

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In Alto Adige, un UFO modernista nella terra dei palazzi

All’inizio dell’estate il caldo è finalmente sceso sul Lago di Caldaro. Dopo settimane di pioggia, il sole fa vibrare la superficie dell’acqua verde smeraldo, sulla quale scivolano silenziosi alcuni pedalò. All’orizzonte un Laser dallo scafo filante cerca di gonfiare la vela approfittando dell’Ora del Garda, un vento locale. La vista dai balconi delle camere del Seehotel Ambach offre un quadro rassicurante.

Incorniciato dal Passo della Mendola da un lato e dai vigneti adagiati sulla collina dall’altro, l’hotel, composto da due grandi moduli semicircolari ad incastro, ricorda un transatlantico stazionario ormeggiato lì da decenni. Le sue linee geometriche, un sottile gioco di angoli e curve, si stagliano sul prato perfettamente rasato dove si muovono a turno un quartetto di oche e una squadra di tosatori robotici vagamente inquietanti che, appena scende la notte, eseguono un balletto telecomandato.

Nonostante i cinquanta clienti che sfilano in accappatoio bianco a tutte le ore del giorno, per fare tuffi nel lago o godersi una sauna in fondo al giardino, tutto è estremamente tranquillo. Solo qualche risata proveniente dal pontile disturba dolcemente la quiete… I clienti abituali vengono qui per godersi un lusso raro: lo spazio.

In questo parco di 1,10 ettari, piantumato con alberi da frutto e un magnifico salice piangente, un’oasi di ombra e freschezza, potranno oziare senza imbarazzo sui lettini multicolori della rete da pesca – disegnati da Tord Boontje per Moroso. “Ripartindo la superficie totale, ciascuna delle 32 camere dell’hotel dispone di circa 355 mq di spazio esterno, calcola Max Maran, un affabile trentenne che gestisce l’hotel insieme ai genitori, Klaus e Manuela Maran, dal 2014. Oggi nessuno costruirebbe un albergo come questo. Questo non è assolutamente redditizio! »

Il Seehotel Ambach contiene anche una collezione di pezzi notevoli di designer della scuola italiana: lampade di Tobia Scarpa, Achille Castiglioni o Mario Botta, sedie Selene di Vico Magistretti, in tutte le camere, ma anche tavolini di Eileen Gray o poltrone Egg, di Fritz Hansen. Forme giocose e una tavolozza di colori vivaci, l’arredamento degli interni mostra il linguaggio originale degli anni Settanta. Un intreccio di cubi modulari in plastica arancione e blu elettrico, la reception sembra un set Lego XXL, mentre le panche in feltro giallo del soggiorno seguono le curve dell’architettura.

La struttura è costellata di pezzi di design, come questi due portaombrelli Dedalo (1966), disegnati da Emma Gismondi Schweinberger per Artemide, nella hall dell'hotel affacciata sulla lounge.
In un corridoio, poltrona e tavolino Pipe, design Sebastian Herkner per l'editore italiano di mobili Moroso.

Un’altra specificità del luogo: per salutarvi, dicono naturalmente i padroni di casa “ciao” più spesso di “Buongiorno “. Questo perché ci troviamo qui in Alto Adige – o Alto Adige in italiano, la provincia più settentrionale d’Italia, dove è ufficialmente praticato il bilinguismo (tedesco e italiano). Territorio montuoso irrigato da laghi e cascate situato al confine tra Svizzera e Austria, la provincia del Trentino-Alto Adige è oggi una regione autonoma, dal passato tumultuoso, che è passata di mano più volte nel corso della storia, passando, oltre corso delle guerre, sotto l’egida dell’Impero Asburgico o dell’Italia.

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