Il 3 gennaio 1925, in un discorso in Parlamento, Benito Mussolini assunse da solo la pretesa “responsabilità politica, morale, storica” di un delitto commesso l’anno precedente, l’assassinio ad opera delle squadre fasciste del deputato socialista Giacomo Matteotti. Un discorso, molto famoso nel paese, che molti storici identificano come un punto di svolta verso l’installazione del totalitarismo. Il 14 marzo questa diatriba è riemersa in modo inaspettato. Il quotidiano La Repubblica ha infatti rivelato che Claudio Anastasio, presidente della società pubblica 3-I, responsabile della trasformazione digitale dei servizi pubblici, ha inviato ai membri del suo consiglio di amministrazione una mail in cui ha copiato e incollato il discorso del Duce, sostituendo solo il termine “fascismo” di “3-I”.
Nominato nel dicembre 2022 da Giorgia Meloni alla guida di 3-I, Anastasio ha dichiarato di voler “Mobilitare le truppe”. Di fronte allo scandalo, è stato costretto a dimettersi. Il “caso Anastasio” è emblematico di una voce disinibita che sembra essere stata rilasciata da alcuni funzionari dall’arrivo al potere del capo di Fratelli d’Italia (FdI), anche se la Presidente del Consiglio ha avuto cura di smussare la sua immagine, prendendo le distanze dall’eredità fascista della sua famiglia politica.
Nel suo primo girone restano però figure ambigue, a cominciare da Ignazio La Russa, presidente del Senato e cofondatore di Fratelli d’Italia. “Siamo tutti eredi del Duce”, ha ancora proclamato in un televisore a settembre. Dettaglio notevole, il nome di Claudio Anastasio era stato sussurrato a Giorgia Meloni da una sua parente, Rachele Mussolini, consigliere comunale a Roma e nipote del Duce.
One-upmanship
“Questa storia è imbarazzante”, analizza il giornalista Paolo Berrizi, autore di diversi lavori sull’estrema destra in Italia, perché “si vede che Giorgia Meloni inciampa in quella che è la matrice del suo partito”. Conclude affermando che l’arrivo del leader di Fratelli d’Italia al potere “ha risvegliato le pulsioni fasciste di alcuni”. Infatti in Italia comincia a farsi sentire un po’ di musica, fatta di sbandate e one-upmanship che si moltiplicano. A Grosseto, in Toscana (al centro), il sindaco della città, sostenuto da FdI, ha voluto intitolare una via a Giorgio Almirante, ex leader del Movimento Sociale Italiano (partito di estrema destra fondato nel dopoguerra, comprendente ex dirigenti fascisti).
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