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In Italia, il governo Meloni in una situazione di stallo sulla gestione dei flussi migratori

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Il governo di Giorgia Meloni aveva fatto della riduzione degli arrivi irregolari di migranti in Italia una delle sue priorità. Lunedì 28 agosto il loro numero, nei primi otto mesi dell’anno, ammontava a quasi 113.500, più del doppio di quello registrato nello stesso periodo del 2022. Di fronte al rapido aumento delle partenze dalla Tunisia, le misure di emergenza adottate dal governo tunisino esecutivo dall’inizio del suo mandato, a fine ottobre, non sono bastati. Ancora una volta è l’isola di Lampedusa a concentrare gli arrivi. Dal 25 al 27 agosto, più di 4.000 persone sono sbarcate lì dopo una traversata iniziata dalle coste tunisine. Dal lato del governo, tra promesse di misure più restrittive, attacchi o richieste di aiuto in direzione di Bruxelles e sforzi diplomatici ancora improduttivi nel Mediterraneo, i dati sulla gestione della questione migratoria restano gli stessi.

Leggi anche l’analisi: Articolo riservato ai nostri abbonati Immigrazione: in Italia, il fallimento della strategia emergenza di Giorgia Meloni

“La situazione degli ultimi giorni è la più critica dall’1ehm Giugno “, indica a Mondo Rosario Valastro, il presidente della Croce Rossa Italiana che gestisce l'”hot spot” di Lampedusa, centro da cui i migranti vengono trasferiti sulla terraferma quando le condizioni meteorologiche lo consentono. A fine giornata di lunedì vi erano ospitate 3.000 persone, in una struttura inizialmente progettata per accoglierne 600. “Ciò che ci preoccupa con questo tasso di arrivi è poter continuare a garantire assistenza alle persone che arrivano in condizioni molto critiche, molti dei quali sono minori”, deplora il signor Valastro. In tre mesi più di 48.000 persone sono transitate per il centro per poi essere indirizzate verso un sistema di accoglienza nazionale, di cui eletti locali e attori associativi denunciano la saturazione.

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La stragrande maggioranza è passata attraverso la regione di Sfax, nella Tunisia orientale, che è diventata il principale punto di passaggio per i migranti provenienti principalmente dall’Africa sub-sahariana. Questa situazione persiste nonostante la politica di vicinato condotta da Roma in Tunisia e presentata come modello del suo approccio diplomatico nel Mediterraneo. Da quando è entrato in carica, il Sig.Me Meloni auspica la conclusione di accordi con i Paesi di partenza e di transito che garantiscano investimenti e finanziamenti in cambio di un maggiore controllo dei flussi migratori a monte dei confini italiani. La presidente del Consiglio ha ottenuto dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di aderire a questo approccio recandosi a Tunisi il 16 luglio per firmare con lei e l’autoritario presidente tunisino, Kaïs Saïed, un accordo di questo tipo le cui traduzioni pratiche devono ancora prendere forma.

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