Mercoledì la grande confederazione sindacale italiana Cgil chiede lo stop al lavoro. Le scuole potrebbero essere particolarmente colpite, così come le amministrazioni in generale, per non parlare degli ospedali. Tranne che ovviamente, visto il contesto sanitario, i sindacati si impegnano a non interrompere le cure d’emergenza. Lo sciopero sarà quindi in parte simbolico. Le modalità di applicazione sono state lasciate all’apprezzamento dei delegati locali della CGIL. In alcune regioni, come Toscana, potrebbero verificarsi interruzioni del lavoro anche nelle imprese private. Il conflitto riguarda principalmente i mezzi nelle scuole e negli ospedali, tanto più per far fronte ai vincoli imposti dall’epidemia. I sindacati chiedono aumenti salariali (ritengono che i dipendenti pubblici italiani siano pagati meno dei loro omologhi dell’Europa occidentale). Chiedono soprattutto una riduzione dell’insicurezza e propongono la figura di 450.000 lavori precari che, secondo loro, deve essere stabilito.
Tuttavia, nel contesto della pandemia, questo invito a fermare il lavoro può sembrare incongruo: se dobbiamo credere a un sondaggio pubblicato l’8 dicembre, solo il 37% degli italiani approva questo movimento di sciopero. Il 51% è contrario, considerando che questo non è davvero il momento, né per reclamare soldi quando si ha la stabilità dell’occupazione, né per sconvolgere la vita della popolazione mentre è già abbastanza complicato così. Solo i più giovani sono favorevoli allo sciopero, probabilmente anche perché sono i più colpiti dalla precarietà. Ma per il resto, qualunque sia il loro colore politico, gli italiani sono per lo più sfavorevoli a questo movimento.
Va detto che arriva in un momento in cui l’Italia è ancora nel bel mezzo della seconda ondata di pandemia. Le cifre sulla contaminazione e sulla morte stanno appena iniziando a scendere, a poche settimane dalla Francia. Il Paese ha superato il traguardo di 60.000 morti, 993 morti solo nel giorno del 1 dicembre, 700 in media al giorno. E il tasso di mortalità, cioè il numero di morti rispetto al numero di casi, è del 3,5%. Molto superiore a quella della Francia, 2,35%. L’Italia resta, insieme al Regno Unito, il Paese più colpito d’Europa.
E questo sciopero avviene anche in un contesto di reclusione: anche qui è strano, anche se la reclusione è meno severa che in Francia, almeno per ora. Le misure sono state piuttosto alleggerite negli ultimi giorni. Non c’è più nessuna regione classificata in rosso, con divieto totale di circolazione e chiusura delle attività. La situazione resta comunque preoccupante in Abruzzo, al centro del Paese, e anche a Napoli al sud, in Lombardia e in Piemonte al nord. E specialmente, si indurirà per le vacanze.
Dal 21 dicembre al 6 gennaio sarà vietato lasciare la propria regione, il coprifuoco sarà mantenuto dalle 22:00 alle 5:00, compreso il 24 dicembre e la sera del 31 dicembre. E chiunque torni dall’estero dovrà sottoporsi a una quarantena di 14 giorni. Se le autorità pubbliche francesi vogliono rivedere la loro copia e inasprire nuovamente le misure qui per le vacanze, non resta che cercare in Italia.