L’esercito italiano sta cercando di portare quanti più afgani possibile all’aeroporto di Roma Fiumicino. Nelle ultime 24 ore sono arrivate altre 203 persone che hanno fatto anche loro i necessari test per il coronavirus. Un totale di 1.500 rifugiati afgani sono stati trasferiti in Italia attraverso l’operazione di sicurezza dell’Aquila. I primi voli italiani erano già partiti a giugno.
Ma c’è un’altra dimensione. Secondo la stampa italiana c’è il rischio di penetrazione di elementi islamici: la situazione caotica all’aeroporto di Kabul non consente un esame approfondito di chi vuole salire a bordo degli aerei dell’Aeronautica Militare.
Secondo le informazioni trapelate dall’intelligence segreta della commissione competente del Parlamento di Roma, i controlli sono stati effettivamente attuati nei primi giorni della crisi afghana. Ma la pressione degli sviluppi ha poi costretto a ridefinire ciascuna priorità per fornire assistenza al maggior numero di persone possibile.
Paura di possibili nuovi attacchi terroristici
Arriva a Roma un aereo dall’Afghanistan con a bordo 200 cittadini afgani
Quello che non si può fare a Kabul è rimandato a dopo che gli aerei atterreranno qui in Italia. Viene verificato, per quanto possibile, se i partecipanti abbiano qualcosa a che fare con organizzazioni islamiche estremiste, ma anche se in passato abbiano espresso un sostegno o simpatia rilevante online. Per questo le autorità italiane concedono un permesso di soggiorno temporaneo, che solo successivamente potrà essere convertito in asilo politico.
Il caso è seguito da vicino dal presidente del Consiglio Mario Draghi e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Dobbiamo stare attenti, noi in Europa siamo a rischio di nuovi attentati terroristici come quello al Bataclan in Francia”, avverte l’analista militare italiano Andrea Margeletti. L’Italia è l’unico Paese che finora non è stato preso di mira dai terroristi islamici.
Nel frattempo, sempre più comuni del Paese si dicono pronti ad aiutare e ospitare i rifugiati afgani nella regione. Solidarietà e sicurezza sono la questione difficile ma anche necessaria.
Theodoros Andreas Sigilakis, Roma