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La Corte d’Appello di Lione rifiuta di consegnare all’Italia l’attivista Vincenzo Vecchi

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La Corte d’Appello di Lione rifiuta di consegnare all’Italia l’attivista Vincenzo Vecchi

Corte d’appello di Lione. @WilliamPham

Venerdì 24 marzo la Corte d’Appello di Lione ha respinto la richiesta della giustizia italiana di restituire l’attivista Vincenzo Vecchi, condannato per violenze durante il controvertice del G8 di Genova nel 2001.

Questa è la terza apparizione dell’attivista Vincenzo Vecchi davanti a una corte d’appello. Dopo quella di Rennes nel 2019 poi quella di Angers nel 2020, la Corte d’Appello di Lione ha rifiutato, venerdì 24 marzo, di consegnare alle autorità italiane l’attivista antifascista Vincenzo Vecchi.

La giustizia italiana ha condannato l’attivista nel 2009 a dodici anni di reclusione per le violenze commesse durante il controvertice del G8 a Genova nel 2001. Per la Corte d’appello di Lione restituire l’attivista alla giustizia italiana”costituirebbe un’ingerenza sproporzionata nel diritto al rispetto della (sua) vita privata e familiare“, secondo Afp. Vincenzo Vecchi si è ora stabilito in un villaggio del Morbihan, in Bretagna, dove si è rifugiato dopo la sua condanna. Un reinserimento su cui hanno insistito i legali dell’attivista, durante l’udienza di fine febbraio. Vincenzo Vecchi, 49 anni, è stato arrestato nel 2019 nell’ambito di un mandato di arresto europeo emesso nel 2016.

Deferimento alla Corte d’Appello di Lione da parte della Corte di Cassazione

Nel 2019 e poi nel 2020 anche le corti d’appello di Rennes e Angers hanno rigettato la richiesta dell’Italia. Dopo un nuovo ricorso della Procura della Repubblica, la Corte di Cassazione aveva preso un parere dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che aveva indicato nel marzo 2022 che la Francia non poteva opporsi all’estradizione. La Corte di Cassazione aveva deferito il caso alla Corte d’Appello di Lione.

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Tre giorni per impugnare

L’ufficio del pubblico ministero ha tre giorni di tempo per impugnare tale decisione. Durante l’udienza, il rappresentante del pubblico ministero aveva chiesto la consegna dell’attivista al suo Paese, invocando la decisione della Corte di giustizia europea (CGUE), indicano i nostri colleghi del Figaro.

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