Nell’aprile del 1994 un ex atleta olimpico italiano, Mauro Prosperi, prese il via di una delle prime edizioni della Marathon des Sables. Un’avventura che si trasformerà in un vero e proprio incubo quando si perderà in mezzo al deserto.
Convinto da un suo amico a partecipare a questa mitica corsa nel cuore del Sahara, e contro il consiglio della moglie – rimasta in Sicilia ad accudire i loro tre figli – Mauro Prosperi è venuto a partecipare a questa corsa di 250 chilometri , suddiviso in 5 stadi, ed in autosufficienza alimentare, con la ferma intenzione di finire tra i primi.
All’epoca, la Marathon des Sables era gestita da meno di un centinaio di concorrenti (contro gli oltre 1.100 di oggi) e non c’erano ancora i fari individuali che equipaggiano tutti i corridori oggi. Tutto va bene fino alle 4e giorno, dove i partecipanti attaccano la tappa più lunga della corsa, con più di 80 chilometri da percorrere nel deserto, giorno e notte.
Tempesta di sabbia
Mauro Prosperi ha già superato diversi checkpoint quando viene sorpreso da una violenta tempesta di sabbia che durerà, secondo lui, 8 ore. Esausto, sapendo che la gara è definitivamente persa, il pilota italiano decide di dormire un po’ nel sacco a pelo prima di partire. Quando si sveglia, il paesaggio intorno a lui è completamente cambiato. Non sono più visibili indizi del percorso della gara. Nessun altro corridore in vista. Tuttavia, continua ad andare avanti, fiducioso di essere trovato dagli organizzatori della gara.
Quando alla fine della giornata cala la notte, Mauro Prosperi comincia a capire di essere perso. Gli aiuti – due 4×4 e un elicottero – sono stati inviati per cercare di trovarlo. Quando vede l’astronave nel cielo, disegna il suo razzo di soccorso nella sua direzione. Ma questo è troppo piccolo e l’elicottero passa senza vederlo. La disperazione si deposita nella testa del corridore.
Urina e pipistrelli
A corto d’acqua, Mauro Prosperi riempì di urina la sua borraccia mentre continuava la sua marcia insensata senza sapere dove fosse diretto. Improvvisamente, i suoi occhi si posano su un santuario musulmano dove spera di trovare aiuto. Ma il posto è disabitato. Il corridore si rifugia all’interno, e comincia a uccidere una ventina di pipistrelli, di cui taglia la testa prima di mescolarne le viscere con il coltello e risucchiarlo tutto, per nutrirsi.
Ad un certo punto, sente di nuovo un elicottero passare nel cielo. Quindi dà fuoco ad alcune delle sue cose, incluso il suo sacco a pelo, sperando di attirare la sua attenzione con il fumo. Scrive anche nella sabbia: “Help Me” (Aiuto, ndr). Ma non appena il fuoco inizia a prendere piede, si alza una tempesta di sabbia e rovina il suo tentativo. Mauro Prosperi è esausto. Di ritorno al santuario, quando ha le 8e giorno di peregrinazione, cerca di tagliarsi i polsi e si addormenta. Il giorno dopo, con sua sorpresa, si sveglia indebolito, ma vivo. “La mia ora non è ancora arrivata”, si disse.
Salvataggio riuscito
Convinto di morire nel deserto, Mauro Prosperi lascia il santuario e comincia a camminare senza meta, diritto. Fino al momento in cui la sua strada incrocia quella di una bambina. Chi fugge. Poco dopo arriva una jeep con uomini armati. Lo bendano. Il pilota italiano pensa di essere giustiziato sul colpo. Non sa di essere ora in Algeria e di essere entrato in una zona militare. Viene curato dai medici e può finalmente contattare la sua famiglia per dire loro che è sano e salvo.
Mauro Prosperi non ha lasciato che quell’esperienza lo allontanasse dal deserto, e dopo sei volte avrebbe corso la Marathon des Sables. Per i più curiosi, possiamo ricordare che la sua storia è stata oggetto di un episodio della serie di documentari “Losers”, uscito nel 2019 su Netflix.
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