Un team di ricercatori dell’Università di Poitiers ha scoperto in Marocco il trilobite marino “Pompei” risalente a 515 milioni di anni fa. Il suo stato di conservazione è considerato un importante progresso per la scienza. Questi fossili forniscono nuove prospettive sull'anatomia degli artropodi (animali molto antichi).
Questa è una grande scoperta. Un team di ricercatori dell'Università di Poitiers, guidato dal professore e geologo Abdel Razzaq Al-Albani, ha rivelato l'esistenza di due nuove specie di trilobiti, le migliori mai scoperte.
Questi animali vivono sulla Terra da centinaia di milioni di anni. Tuttavia, le tracce finora studiate dai paleontologi non hanno permesso di comprendere appieno la natura di queste creature. Questa volta i ricercatori hanno finalmente potuto saperne di più sull’anatomia interna e sulle parti molli di questi animali che ci hanno preceduto.
Queste scoperte sono state fatte grazie agli scavi del team in Marocco, vicino ad Ait Youb, tra il 2016 e il 2023. Attraverso questi viaggi, i ricercatori riportavano le rocce per studiarle. “Inizialmente avevamo un solo esemplare, ma ciò che ci ha messo in cammino è stato quando ho capito che l’animale si era fossilizzato nella roccia vulcanica, ho subito preso contatto con Pompei e ho premuto l’acceleratore affinché potessimo tornare lì, e noi andrebbe più in profondità.”Abdul Razzaq Al-Albani dice.
Le rocce sono state poi osservate utilizzando un dispositivo chiamato microscopia a raggi X, di cui fa parte un consorzio internazionale “I migliori specialisti” E così ha messo il dito su qualcosa di incredibile: “Uno stato di conservazione unico al mondo.”
“Questi risultati ci permetteranno di comprendere meglio questi fossili. Sono fossili molto conosciuti, ma non a questo livello di dettaglio. Questa volta abbiamo la forma interna e tutti i tessuti molli, e questo servirà da riferimento per trilobiti su cui i ricercatori potranno stabilirsi.” spiega Arnaud Mazurier, ingegnere ricercatore del team dell'Università di Poitiers.
I fossili di artropodi scoperti in queste rocce forniscono dettagli anatomici senza precedenti. Sono stati trovati pietrificati nel loro stato finale, congelati durante un'eruzione vulcanica in Marocco.
Se questi risultati non sono stati ottenuti prima, il professor Abdul Razzaq Al-Albani è categorico, è perché “Nessuno era interessato alle rocce vulcaniche.”
Secondo le informazioni che hai fornitoUniversità di Poitiers, “I vulcani situati ai confini delle placche tettoniche sono noti per le loro eruzioni esplosive su larga scala, che possono generare decine di chilometri cubi di materiale. Queste eruzioni possono intrappolare quasi istantaneamente la vita esistente, preservando così sotto le loro ceneri le prove di intere civiltà”.
Infatti, nel caso di questa scoperta, “I campioni sono scomparsi e sono stati bruciati dal calore della cenere vulcanica quando si è formata la roccia”.Arno Mazurier sottolinea che questo fenomeno creava una sorta di muffa nelle cavità della cenere indurita. Utilizzando questi dati, i ricercatori sono riusciti a riempire digitalmente le aree vuote e a ricostruire l’animale in questione in 3D.
Queste rocce hanno permesso di preservare i più piccoli dettagli tra cui peli e spine lungo le appendici. Arnaud Mazurier analizza quali dovrebbero essere queste tipologie in base alle immagini prodotte: “La maggior parte delle spine, come possiamo vedere, si trovano piuttosto nella parte anteriore, cioè verso la testa, infatti fungeranno da nastro trasportatore per trasportare il cibo fino al livello della bocca”.
È un'istantanea della vita dell'esemplare, congelata come a Pompei. È a posto, non distorto, dettagliato, vediamo dettagli molto fini. E' davvero un esemplare straordinario.
Arnaud MazurierIngegnere ricercatore presso l'Università di Poitiers
“Abbiamo lottato e faticato, ma il risultato è stato assolutamente sorprendente.” insiste Abdul Razzaq Al-Albani, che esprime il suo grande orgoglio per il lavoro compiuto. “Sono anche molto orgoglioso del Marocco e dell’Africa in generale”.
L’Africa possiede un patrimonio geologico davvero eccezionale. Questo continente ci permette di avere una meravigliosa finestra sulla vita, ed è pieno di ricchezze che ci raccontano le nostre origini. Per me questa scoperta arriva al momento giusto, per dimostrare ancora una volta quanto abbiamo bisogno della comunità internazionale e per non tirarci indietro.
Abdul Razzaq Al-AlbaniGeologo e professore all'Università di Poitiers
Ricordiamo che il geologo franco-marocchino Abdel Razzaq Al-Albani è il ricercatore che ha scoperto le tracce più antiche di vita sulla Terra nel 2008 in Gabon. La sua ricerca ha permesso di fare luce Forme di vita complesse apparse 2,1 miliardi di anni fa.