Dietro la sua raffinata sceneggiatura, il film di Ferdinando Cito Filomarino rende brillantemente omaggio al cinema d’azione americano degli anni ’70 con una forte tendenza paranoica. Con la sua bella singolarità, “Beckett” offre una ricca rima a “Tenet”, di Christopher Nolan.
Un film d’azione drogato di nostalgia per il cinema degli anni ’70, questa è l’interessante formula portata su Netflix dall’inaspettato duo italiano di Beckett. Dietro la macchina da presa, Ferdinando Cito Filomarino, 34 anni, firma il suo secondo successo, dopo Antonia (2015), inedito. Il suo produttore ed ex socio della città, Luca Guadagnino, è più noto: ha firmato in particolare Chiamami con il tuo nome (2017) e Suspiria (2018) e si è distinto per il suo lavoro su un’estetica volutamente retro-pop, come per l’uso ispirato delle scenografie, anche quando sono naturali: ogni angolo di strada, ogni casa contava nella Lombardia di Chiamami con il tuo nome, essenziale per il film come l’isola di Pantelleria nel precedente Spruzzi più grandi (2015). Per Beckett, Luca Guadagnino ha chiamato il suo talentuoso direttore della fotografia, il Thai Sayombhu Mukdeeprom, fondato da Apichatpong Weerasethakul. Il risultato, sottile, è un’immagine la cui marcata mancanza di stile è uno stile a sé stante, che cita direttamente il crudo realismo associato a questo cinema d’azione americano degli anni ’70, di cui Beckett riscoprire il piacere.
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