In questo nuovo capitolo di Gabinetto delle curiosità, andiamo in Italia alla scoperta di una pietra che accenderà la tua immaginazione. Oggi parliamo della paesina, una roccia formatasi in milioni di anni ma che nasconde al suo interno paesaggi quasi futuristici. Indossa gli occhiali, apri la mente al viaggio e via!
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[EN VIDÉO] Viaggia in Turkmenistan alla scoperta dei suoi tesori geologici In questo viaggio in un paese sconosciuto con una geologia particolare, la nostra guida è a suo agio: è Jacques-Marie Bardintzeff, vulcanologo, cronista in Futura e uomo del campo. Il Turkmenistan offre paesaggi magnifici a chi li sa leggere.
Sul bordo di un lago, un’imponente montagna sovrasta un castello gotico. Dall’altra parte del mondo, un mare azzurro frangiato di schiuma emerge tra le pareti di una grotta colore di semaforo. A pochi chilometri di distanza, a meteorite viene catturato nella sua caduta, pochi istanti prima che si schianti contro una maestosa città di Atlantide. E sopra i grattacieli di una metropoli senza nome, un misterioso e nebulosa infesta il cielo. Ogni paesino è un nuovo paesaggio che si svela a occhi sognatori e curiosi, una pietra dall’aspetto rovinato che ha saputo affascinare nel tempo Plinio il Vecchio, la famiglia Medici e Pablo Neruda.
Formata nel crogiolo degli oceani scomparsi
La paesina non è un minerale come un altro. Chiamato anche pietra del paesaggio o marmo rovina in inglese, questo roccia metamorfica è il risultato di 50 milioni di anni di trasformazioni geologiche, un’antica e oscura alchimia di cui solo la natura ha il segreto. Il suo fondale nasce dall’intensa compressione degli strati sedimentari di calcare e D’argilla apparso nei fondali oceanici dell’Eocene. I pattern che contraddistinguono questo paesaggio lapideo sono dal canto loro frutto di infiltrazioni di ossidi e idrossidi di da fare e di manganese nella roccia – prima o dopo che sia stata fratturata, questo rimane un mistero per i ricercatori.
Il paesin è anche una pietra sfuggente. Raro, si trova quasi solo in Italia – in Toscana, nel Lazio e negli Appennini. La sua scoperta è generalmente il frutto di un lungo processo di ricerca e di tanta fortuna. Discreto, rivela il suo aspetto singolare solo una volta che la pietra è stata divisa in due, poiché una pietra nera banale conterrebbe segretamente un cuore di ametista. polimorfico, ce ne sono di tutti i tipi: dal Verde d’Arno con motivi geometrici, al biologico terra Bruciata di Rimaggio, divenuta ormai rarissima. Ma sono le pietre estratte dalle montagne fiorentine ad affascinare ancora oggi gli esteti, caratterizzate dai paesaggi in cui tante fantasie sono state proiettate.
La pietra degli artisti e dei sognatori
Se Plinio il Vecchio ci ha già descritto nel suo Storia Naturale l’entusiasmo suscitato dall’estrazione dei primi paesini nelle cave di Chio, fu durante il Rinascimento, con la scoperta del filone fiorentino che questa roccia si affermò. Sta diventando una delle preferite dagli armadietti delle curiosità naturali. Artisti, pittori e commercianti si dilettano in questi paesaggi di pietra che investono di personaggi fittizi o ritagliano per integrarli in opere complesse usando la tecnica del ” venditore fiorentino ” (un tipo di intarsio pietre dure conosciute anche come il “mosaico fiorentino” che vi consiglio caldamente di esplorare più in dettaglio qui).
Ovviamente un seguace della mineralogia, il Granduca Ferdinando Iè de Médicis istituirà l’Ufficio della pietra dura nel 1588 e porterà un affetto molto particolare al paesine. Lui e la sua famiglia ordineranno e collezionano una vasta serie di oggetti e opere che incorporano questa pietra unica e parteciperanno al suo successo in Europa, in particolare con i cardinali Richelieu e Mazzarino. Che siano o meno il frutto di pareidolia, le scene che ci portano nel cuore di questa roccia hanno affascinato le menti attraverso i secoli, tra cui quella di Pablo Neruda, che le dedicherà una poesia. Il paesino, finestra su mondi sconosciuti, merita, spero di avervi convinto, il suo posto nel nostro Gabinetto delle curiosità.
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