La Tunisia mobilita l’Europa come mai prima d’ora. Non per un modello politico da affrontare: la ritirata autoritaria sotto il bastone del presidente Kais Saied, al contrario, ne fa un fallimento. Ma perché le domande sulla sua stabilità sono preoccupanti ai massimi livelli.
La visita della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in Tunisia, domenica 11 giugno, è stata accompagnata dalla presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, che si è recata sul posto per la seconda volta in cinque giorni, e dal premier olandese. Il ministro Mark Rutte dà una misura della massima importanza del dossier tunisino all’interno dell’Unione Europea.
“È necessario evitare il collasso economico e sociale del Paese”A fine marzo è stato licenziato Josep Borrell, capo della diplomazia europea. Il declassamento di venerdì da parte dell’agenzia di rating statunitense Fitch Ratings da CCC+ a CCC- (High Default Risk) ha rafforzato le preoccupazioni sulla situazione finanziaria del Paese e forse sugli equilibri sociali.
Le preoccupazioni del signor Borrell, all’epoca, dispiacquero alle autorità tunisine e Ursula von der Leyen si guardò bene dal manifestarle nuovamente. È solo una questioneInvestire nella stabilità e nella prosperità Tunisia, ha sottolineato il presidente della Commissione, domenica a Tunisi, durante un intervento del prof “comunicato stampa” Senza giornalisti, pratica ormai consolidata nel paese autoritario del presidente Kais Saied e alla quale gli europei hanno aderito senza esitazioni.
Togliere il divieto dell’accordo con il Fondo monetario internazionale
Ursula von der Leyen ha dichiarato, a tal fine, il prof “società in nome collettivo” Tra Tunisia e Unione Europea, i temi dell’economia, dell’energia, delle migrazioni e della formazione… “Abbiamo una finestra di opportunità da qui al Consiglio europeo, alla fine di giugno, per aprire una nuova pagina della nostra storia”.Ha continuato Georgia Meloni, che ha accolto con favore il ruolo svolto dal suo governo nell’attuale agitazione di Bruxelles sulla Tunisia.
È già sotto la pressione dell’Italia, così preoccupata per l’aumento del numero di migranti e rifugiati in arrivo sul suo territorio dalla Tunisia – 26.555 nei primi cinque mesi dell’anno, sette volte di più rispetto al 2022 – che l’Unione Europea è ora considerando la Tunisia per il suo patrocinio. L’obiettivo è quello di mettere in confidenza Kais Saied in modo che finisca per accettare una cambiale di prestito dal Fondo monetario internazionale di 1,9 miliardi di dollari (1,75 miliardi di euro), quindi sebbene negli ultimi mesi abbia costantemente rifiutato i termini – descritti come “dettami stranieri” – Soprattutto quelli che richiedono la rimozione del sostegno per i beni di prima necessità.
Hai ancora il 63,94% di questo articolo da leggere. Quanto segue è riservato agli abbonati.