L’Agenzia spaziale europea sta studiando da diversi mesi la possibilità di sviluppare moduli di ibernazione per gli astronauti.
L’idea è quella di proteggere il corpo degli astronauti durante i viaggi spaziali a lunga distanza, preservando anche la loro salute mentale e le difficoltà psicologiche che la vita in uno spazio ristretto può causare per diversi mesi di viaggio.
Per essere precisi, non è proprio il letargo, ma il letargo, un metodo ispirato a ciò che gli orsi e alcune specie animali applicano alla Terra in inverno. Ciò ridurrebbe il metabolismo degli astronauti per ridurre la necessità di ossigeno, cibo e acqua. L’Agenzia spaziale europea nel suo studio ha sollevato un vantaggio significativo rispetto ai risparmi realizzati in equipaggiamento e cibo durante il volo, quando sappiamo che ogni grammo conta.
I ricercatori cileni hanno studiato l’argomento e più specificamente la relazione tra massa corporea e dispendio energetico negli animali in letargo. Secondo loro, l’Agenzia spaziale europea non ha applicato la formula corretta per i suoi calcoli al fine di determinare l’età degli astronauti nello spazio, né il limite di dimensioni da cui l’ibernazione diventa inefficace.
Basandoci sugli animali in letargo, scopriamo che i piccoli mammiferi tendono a fornire molta più energia rispetto ai grandi mammiferi. Quindi un marsupiale di 45 grammi risparmierebbe il 76% della sua energia durante il processo, salendo al 98% nei pipistrelli marroni e negli opossum pigmei.
D’altra parte, i grandi orsi non risparmiano davvero energia durante il letargo, ma la perdono: fanno affidamento sulle riserve di grasso formate prima dell’inverno, e alla fine il processo è soprattutto simile al normale sonno.
Implementando modelli e proiezioni, sembra che gli esseri umani non siano stati davvero in grado di risparmiare durante il processo di ibernazione, il che al momento rimuove ogni interesse per il metodo.