È probabile che l’Italia chieda a Bruxelles di essere morbida nuovamente questo autunno. Il Paese, che già porta con sé un debito pubblico pari a circa il 144% del Pil, ben al di sopra della media europea, avrà già difficoltà a rispettare le future regole di bilancio europee che verranno fissate l’anno prossimo. La colpa è del rallentamento economico che colpisce l’intera zona euro.
Nel contesto della recessione in Germania, il principale partner commerciale dell’Italia, e delle cattive condizioni economiche, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già dichiarato che preparare il prossimo bilancio sarà “molto complesso”. In effetti, il PIL è sceso dello 0,3% nel secondo trimestre, nonostante un piano di ripresa europeo che avvantaggia ampiamente il Paese e non gli costa nulla. Il governo italiano spera quindi che l’Europa non assuma un atteggiamento autodistruttivo adottando entro la fine dell’anno la riforma del Patto di Stabilità, che è ancora molto impegnativa.
Le vecchie regole sono molto rigide
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto: “Le vecchie regole sono molto rigide e vanno cambiate”. Sotto accusa il deficit pubblico al 3%, in un Paese dove è salito all’8% del Pil nel 2022 mentre il governo Giorgia Meloni intendeva ridurlo al 5,6%. Il suo obiettivo è quello di portare il tasso al 4,5% quest’anno – più o meno lo stesso livello della Francia – e al 3,7% l’anno prossimo, già migliore di quello francese.
Secondo le nuove regole proposte da Bruxelles, i paesi con deficit superiore al 3% e/o debito superiore al 60% del Pil dovranno presentare un piano di aggiustamento di bilancio quadriennale (estendibile a sette anni) e saranno tenuti a ridurre il deficit. 0,5 punti di Pil ogni anno, pena una procedura di infrazione automatica. Per l’Italia questo significa un conto considerato insostenibile, che va dagli 8 ai 15 miliardi di euro l’anno.
Roma vuole quindi approfittare dell’attuale periodo di difficoltà vissuto dalla Germania per contrastare i paesi cosiddetti “frugali” del Nord Europa, che sono il fronte dei paesi del Sud con Spagna e Francia. Giancarlo Giorgetti ha programmato incontri informali e collaterali ai principali incontri diplomatici internazionali questo autunno con i suoi omologhi francesi e spagnoli.
Un fronte improbabile
Tuttavia, un simile fronte comune sembra altamente improbabile. Non c’è dubbio che Laurence Bonn, sottosegretaria di Stato per l’Europa, abbia dichiarato domenica scorsa sulle colonne del Corriere della Sera di “opporsi ad un clima di restrizioni quantitative in Europa riguardo ai disavanzi”. Bisogna promuovere crescita e stabilità grazie alle nuove regole di bilancio che devono tenere conto delle specificità nazionali. L’interpretazione di queste osservazioni d’Oltralpe è ovviamente positiva.
Ma innanzitutto il governo francese non vuole integrarsi nei paesi del sud. Non intende quindi aprire un fronte contro il Nord, anzi. Sta spingendo per un fondo sovrano europeo per il quale il sostegno tedesco sarà cruciale, e sta lottando per un nuovo indebitamento comune che non potrà vedere la luce senza la Germania. Ma, in assenza di una certa disciplina di bilancio a breve termine – che la Francia non ha ancora imposto – sarà difficile andare avanti su questi temi.
Olivier Tossery, con JC (corrispondente a Roma)
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