Fai sacrifici ora per “Salva il Natale”. L’espressione non è mai stata pronunciata pubblicamente dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ma è stata rilanciata dai suoi più stretti consiglieri, alla fine di ottobre, in quanto rispecchia l’obiettivo prioritario del governo italiano, di fronte alla seconda ondata dell’epidemia di coronavirus. Si trattava poi di giustificare all’opinione pubblica la divisione del Paese in tre zone, che vanno dal giallo (chiusura di bar e ristoranti la sera e coprifuoco) al rosso (rigoroso confinamento con spostamenti limitati a quanto strettamente necessario) , a causa del vertiginoso aumento del numero di nuovi casi.
Purtroppo, queste misure, che hanno comunque permesso di evitare la congestione del sistema ospedaliero, non sono state sufficienti. A partire dal 3 dicembre, il presidente del consiglio doveva approvare un nuovo decreto, traendo le conseguenze dal fatto che questo obiettivo si era rivelato impossibile da raggiungere. Lungi dal porre fine alle tensioni tra lo Stato centrale e le regioni, questo testo ha solo avviato una discussione incessante tra i sostenitori della flessibilità e i sostenitori dell’austerità, che ha causato centinaia di migliaia di partenze anticipate. Italiani che temono di non riuscire a trovare i parenti o di andare nella loro seconda casa. Questo dibattito non si è concluso fino alla notte tra il 18 e il 19 dicembre, con nuovi annunci che avrebbero dovuto porre fine alla speculazione.
“Abbiamo dovuto rafforzare le misure ed è stata una decisione difficile”, ha ammesso il presidente del consiglio durante la conferenza stampa di venerdì sera, a palazzo Chigi. Il risultato è un dispositivo di incredibile complessità, che rispecchia fedelmente la difficoltà delle trattative in cui il governo e le regioni si sono impegnate in questi giorni.
Il risultato è un dispositivo di incredibile complessità, che riflette la difficoltà dei negoziati in cui si sono impegnati governo e regioni.
Così, dal 21 dicembre e fino al 6 gennaio 2021 compreso, e anche se, alla luce dei dati epidemiologici, l’intero Paese (tranne Campania e Abruzzo, che restano in zona arancione) è tornato al giallo , è vietato viaggiare fuori dai confini regionali, salvo casi di forza maggiore (motivi professionali o di salute, ricongiungimento familiare o rientro al proprio domicilio). Durante questo periodo, e fino al 15 gennaio, anche l’ingresso nel territorio nazionale è limitato e subordinato al rispetto di un periodo di quarantena di quattordici giorni, dal quale non può essere evitato nemmeno un test negativo.
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