Paul Pogba torna sfortunato al suo ritorno alla Juventus. Non ha nemmeno fatto in tempo a riassaporare la Serie A quando un ginocchio destro svenuto lo ha già tenuto lontano dal campo. Esasperante, quasi un ritornello per lui. Tuttavia, questo nuovo problema di salute rischia anche di impedirgli di partecipare al Mondiale con i Blues. Tutto dipende dalla gravità della malattia e dalla libertà che il suo club gli lascerà di curarsi come meglio crede.
Di Nicolas Kssis-Martov
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Le informazioni provengono dal Gazzetta dello Sport. La Juventus desidererebbe ardentemente, anzi insisterebbe fortemente, che Paul Pogba accettasse un’operazione al ginocchio destro, caduto durante un normale allenamento. Se tra le vie terapeutiche, questa opzione priverebbe il Bianconeri centrocampista da almeno quattro mesi, offrirebbe invece più certezze in termini di pieno recupero, e quindi possibilmente la possibilità di ritrovarlo al suo miglior livello di gioco per la seconda parte della stagione. Un punto imprescindibile per il datore di lavoro, sia per le prestazioni della squadra che nell’ottica di un eventuale trasferimento e rivendita. In vista della sua carriera al Manchester United, dove il suo passaggio è stato complicato da preoccupazioni fisiche (aveva saltato anche l’ultimo incontro dei Blues di giugno), la preoccupazione della Juventus è facilmente comprensibile. Il giocatore professionista risulta essere tanto un lavoratore quanto una macchina nella fabbricazione del calcio, la manutenzione e la riparazione sono assimilabili all’investimento e quindi all’ammortamento a medio o lungo termine. In questa prospettiva, le altre considerazioni diventano del tutto secondarie.
L’equilibrio dei calciatori
Anche il primato di un Mondiale cede i suoi privilegi davanti alla busta paga. Protagonista del progetto della Superleague Europea, la Vecchia Signora di Andrea Agnelli non deve più guardare con grande rispetto alle selezioni nazionali che tante volte la privano dei suoi elementi migliori, che possono andarci anche per tornare a casa infortunata (al punto da chiedere il risarcimento del ora su). Certo, si è parlato di una procedura alternativa che prevedesse solo due mesi di assenza, salvaguardando l’utopia di una presenza di questo elemento centrale della squadra di Deschamps. La pressione della Juventus per portare uno degli eroi del 2018 a privilegiare il suo “box” rispetto al suo Paese susciterà quindi in cambio un po’ di risentimento. Una situazione del genere illustrerà soprattutto, ancora una volta, le realtà ei vincoli del calcio moderno, in particolare in Europa. Nonostante il loro status e il loro stipendio, le nostre stelle borchiate sono tutt’altro che maestri capricciosi del loro sport, anche per quanto riguarda i loro stessi corpi.
Questo caso emblematico permette anche, se non altro per la dimensione “nazionale” che possiede, di fare luce sul delicato gioco di equilibrio che i calciatori devono costantemente compiere per la propria salute. Le decisioni che devono prendere non sempre soddisfano i bisogni primari del loro benessere. Ne sono l’estrema dimostrazione il caso delle infiltrazioni, che di recente, e finalmente, hanno fatto notizia (con la commovente testimonianza di Bruno Rodriguez, ex Psg in particolare, che chiede l’amputazione di una gamba per porre fine alla sua sofferenza). Oggi, quindi, un grande giocatore deve chiedersi in termini molto strani: provare di tutto per tutto per realizzare il suo sogno di un nuovo (e sicuramente ultimo) Mondiale o dare priorità al resto della sua carriera accontentando il suo capo. E molto intelligente, per mancanza di una laurea in medicina nella specialità richiesta, è colui che si sentirebbe di favorire l’uno o l’altro.
Di Nicolas Kssis-Martov
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