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Lorenzo Mieli e Mario Gianani, i nuovi papi dell’audiovisivo italiano

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Lorenzo Mieli e Mario Gianani, i nuovi papi dell’audiovisivo italiano
Lorenzo Mieli (a sinistra), CEO di The Apartment, e Mario Gianani, CEO di Wildside, una società di Fremantle, a Roma il 4 marzo 2021.

Sullo schermo del computer, i loro volti annuiscono, le spalle ondeggiano, le mani si torcono, in un gesto tutto italiano. Il primo, palla zero e verbo abbondante, si chiama Lorenzo Mieli, 48 anni; il secondo, capelli pepe e barba sale, Mario Gianani, 51 anni.

L’intervista avviene in videoconferenza, l’emergenza sanitaria obbliga, ma questo duo di produttori non si muove solo su Zoom. Co-fondatori di Wildside nel 2009, i due romani hanno reso questa casa di produzione una delle più tonificanti dello Stivale. Acquistata dal conglomerato europeo Fremantle nel 2015, l’azienda è guidata dal solo Gianani sin dalla creazione da parte dell’amico, un anno e mezzo fa, di The Apartment, della stessa holding. Abbastanza per continuare la loro collaborazione come desiderano, che oscilla dal piccolo al grande schermo con la stessa velocità con cui sta andando.

Le loro notizie parlano, per così dire, per loro. Alla Mostra del Cinema di Venezia, che si protrarrà fino all’11 settembre, presenteranno tre film, di cui due in concorso: la mano di Dio, pubblicizzato come il film “Il più intimo” di Paolo Sorrentino, sulla Napoli degli anni Ottanta; e America Latina, un thriller dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo. Quest’estate Lorenzo Mieli si è occupato delle riprese diAl di fuori della notte la prima serie di un regista di 81 anni, il venerabile Marco Bellocchio; un contrappunto a ciao notte (2003), il suo agghiacciante racconto della presa di ostaggi di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse nel 1978. Contemporaneamente, Mieli stava supervisionando un’altra ripresa, in Ohio, negli Stati Uniti: quella di ossa e tutto, di Luca Guadagnino, attorno a due adolescenti cannibali. Questo film horror suggellerà la riunione del siciliano con la star giovanile Timothée Chalamet, quattro anni dopo Chiamami per nome.

“Figlio di” e “marito di”

Come se non bastasse, Mieli e Gianani hanno appena svelato Anne al festival Séries Mania di Lille. Oppure la seconda serie, dopo Il miracolo (2018), dello scrittore Niccolò Ammaniti, visibile dal 10 settembre sulla piattaforma Arte, prima di una messa in onda questo autunno sul canale, che lo ha coprodotto. Scritto e in parte girato prima della pandemia, descrive un’umanità colpita da un virus che decima gli over 14

Lorenzo Mieli: “Molto presto volevamo allontanare gli autori dalla loro zona di comfort. In altre parole, mescola tutto. “

Inoltre, ci sono una serie di cosiddetti progetti “in via di sviluppo”: una serie di storie televisive della promettentissima Alice Rohrwacher; un film biografico sull’attrice più irremovibile di Hollywood, Audrey Hepburn; l’adattamento seriale di M, la trilogia dello scrittore Antonio Scurati su Benito Mussolini; quella, non meno delicata, del Limonov (POL, 2011) di Emmanuel Carrère al cinema… E tutta una marea di scenari che aspettano nelle pipe del duo.

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