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Milano, Napoli e Torino verso la chiusura. E vicino ai negozi

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L ‘epidemia morde ferocemente e il governo si mette al riparo. Sta accelerando, rispetto al tempo inizialmente fissato per domenica 8 novembre, quando potrebbe essere decretato il blocco nazionale, che salverà solo fabbriche, attività commerciali, uffici, asili e scuole primarie, se la curva di contagio continua la sua drammatica escalation.

Domani, dopo essere andato in Parlamento per illustrare i nuovi provvedimenti – garantiamo il coinvolgimento richiesto da Quirinale, maggioranza e opposizione – Giuseppe Conte ne verrà lanciato uno nuovo in serata Dpcm. La chiusura dei confini delle regioni più a rischio (o di tutte le regioni) è allo studio per prevenire la diffusione del contagio, ma il CTS l’ha bocciata (“migliori interventi provinciali) e quindi questa ipotesi dovrebbe scomparire. . Una possibile chiusura su alcune attività, come parrucchieri, istituti di bellezza e orari ridotti per negozi. Inoltre l’introduzione della formazione a distanza anche per i college e maggiori risorse per gli ospedali Covid.

Non solo. Oggi, durante un incontro tra il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia, i governatori, i rappresentanti di comuni e province, l’istituzione di “zone rosse mirate” nelle città o zone maggiormente colpite dal virus come Milano, Napoli, potrebbe essere deciso. Genova, Torino e parte del nordest. L’imperativo: “Stop contagio”.

L’accelerazione è decisa in una lunga vetta a Palazzo Chigi, iniziata all’ora di pranzo e terminata dopo quasi cinque ore. Conte, i Ministri Roberto Speranza (Salute), Dario Franceschini (Cultura), Alfonso Bonafede (Giustizia), Teresa Bellanova (Agricoltura), Boccia e il Commissario Emergenza Domenico Arcuri ascoltano il report settimanale illustrato dal coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico (Cts ), Agostino Miozzo, il presidente del Consiglio Superiore della Salute Franco Locatelli e il preside dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. Esperti gettano sul piatto i dati allarmanti della scorsa settimana e chiedono, a causa della “diffusione incontrollata del virus”, “misure urgenti”. Chiedono infatti una nuova repressione a una settimana dal lancio dell’ultimo Dpcm, quella con la chiusura alle 18 di bar e ristoranti e con cinema, teatri, palestre, sport dilettantistici bloccati per Covid. E questo è già vecchio.

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Una volta presentato il rapporto, la riunione diventa politica. Non prevediamo il confinamento Nazionale: “Aspettiamo di vedere se i provvedimenti varati sette giorni fa avranno gli effetti sperati”, frena Conte con il supporto di Bonafede e Bellanova. Ma si è deciso di seguire i consigli di esperti che hanno suggerito “chiusure territoriali mirate”. Aree rosse, insomma. Più forse la barriera di alcuni (Lombardia, Piemonte, Campania, Liguria, Valle d’Aosta, provincia di Bolzano) o di tutti i confini regionali. “Ma il CTS dovrà dare alcune indicazioni in base all’indice di rischio”, è l’accordo. E il Comitato in serata rifiuta quest’ultima opzione.

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Speranza chiede la convocazione urgente del Comitato, chiamato a esprimere la condanna alla serrata per città come Milano, Torino, Napoli, Genova e le loro aree metropolitane. Ma anche altre aree potrebbero essere chiuse.

Intanto Conte con i capi delegazione stabilisce il calendario dei prossimi spostamenti. Questa mattina l’incontro tra Boccia, Speranza e rappresentanti delle autorità locali. All’inizio del pomeriggio, un nuovo vertice dei capi delegazione che, alle ore 17, sarà esteso ai capi dei gruppi di maggioranza. Ma soprattutto lunedì Conte, come concordato con i Presidenti di Camera e Senato, illustrerà i provvedimenti alle 12 di Montecitorio e alle 17 di Palazzo Madama. Ed è solo dopo, in serata, che arriverà il semaforo verde al Dpcm.

La nuova stretta segna un’escalation e il presidente del Consiglio, su suggerimento del Quirinale e su pressione del Pd, cerca di coinvolgere l’opposizione. Da qui una serie di telefonate con Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani per invitarli “a nominare i loro rappresentanti, in modo da allestire” da oggi “un tavolo permanente di confronto con il governo. tre leader è tutt’altro che incoraggiante: “Il governo sta ora speculando su una ‘sala di controllo’. Il pentimento sembra in ritardo” e mira a cercare di coinvolgere l’opposizione nelle scelte sbagliate del governo. “Dalla serie: Noi no non mettiamo la nostra faccia sulla nuova pressione.

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Paolo Gentiloni è convinto della necessità di un nuovo inasprimento: “È inevitabile arrivare a decisioni drastiche con lo sforzo di salvaguardare alcuni aspetti della nostra vita sociale come il lavoro e il sistema educativo, in particolare per i giovani” , ha dichiarato al “Festival dell” ottimismo “de” Il Foglio “, il Commissario europeo.

Lockout per parrucchieri ed estetisti: nuovi orari per le attività commerciali

Piccole aperture per ridurre il contatto

L’ipotesi sul tavolo segue quanto già accaduto per bar, ristoranti e pasticcerie. Infatti, le attività di vendita al dettaglio potrebbero essere influenzate da una riduzione dell’orario di lavoro con un blocco alle 18:00. Tutto questo per evitare, come avvenuto con i servizi di ristorazione, che la sera la gente finisca per ingombrare gli ingressi dei locali o, peggio, a bordo dei mezzi pubblici sui quali si è rivelato molto difficile garantire. spaziatura adeguata. Tuttavia, come è avvenuto anche a marzo, la misura non sembra incidere sulla rivendita di prodotti alimentari come i supermercati. Sarà quindi possibile continuare la spesa normalmente, salvo limitazioni regionali è previsto il coprifuoco.

Fermati da parrucchieri e barbieri

Chiusura totale per parrucchieri e centri estetici. All’interno di Dpcm, che dovrà passare il controllo del Parlamento, delle Regioni e del CTS e potrebbe quindi subire dei cambiamenti, sembra che la serrata totale troverà spazio anche per tutte le attività legate alla cura della persona. Come i vari centri scommesse, sale bingo, cinema e teatri, i parrucchieri non saranno più considerati essenziali. Per il momento erano stati salvati solo dai rigidi protocolli stabiliti durante la prima serrata che, figure alla mano, sembrano aver permesso di svolgere le attività senza provocare un’epidemia. Tuttavia, con indici Rt così alti, il movimento deve essere limitato.

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Risorse per Covid Hospital

Dopo mesi in cui probabilmente è stato fatto troppo poco per adeguare le strutture ospedaliere esistenti alle nuove esigenze dettate dall’emergenza sanitaria, con l’esplosione dei contagi, gli ospedali Covid sono tornati al centro del dibattito politico. Sono queste strutture che sono state convertite e “isolate” per ospitare solo pazienti risultati positivi al virus. Occorrono fondi aggiuntivi per rendere possibile la transizione, basti pensare che ieri la sola Regione Piemonte ha trasformato 16 ospedali. Non è chiaro quale possa essere la dimensione delle risorse, ciò che è certo è che i fondi sono necessari e come.

Si sta valutando un cordone per le regioni in crisi

Sul tavolo del governo c’è anche il divieto di attraversare i confini regionali (tranne che per motivi di lavoro o di salute). È molto probabile che la misura non interesserà completamente la penisola, ma verrà gradualmente imposta in alcune zone, visti i dati attualmente disponibili. I più esposti al momento a causa di un indice di trasmissione virale di particolare preoccupazione sono Lombardia, Campania, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano. Osservatori speciali, invece, in una situazione considerata leggermente migliore, anche Lazio e Toscana che, quindi, non potrebbero risentire del provvedimento se non in un secondo momento.

Ultimo aggiornamento: 00:45


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