Per Jean Pierre Mustier, Ecole Polytechnique et de la Cole des Mines, classe 1961, la sfida di assicurarsi Unicredit e poi rilanciarla faceva parte del mandato ricevuto dal consiglio di amministrazione della banca, che lo aveva richiamato in 2016. Lui, una lunga carriera in Socit Gnrale, era già stato in Piazza Gae Aulenti nel 2011 come responsabile della banca d’affari.
Quattro anni fa, e sembra un secolo. Sono gli anni del disastro della Popolare di Vicenza, la banca sommersa da conti e scandali, per la quale Unicredit si era impegnata pochi mesi prima a garanzia di un aumento di capitale. Una missione che si era rivelata troppo pesante anche per la seconda banca italiana. Per questo, all’ultimo momento, l’operazione Atlantide, un fondo che garantisce il salvataggio di questa istituzione. Sono gli anni in cui i requisiti patrimoniali delle banche, richiesti dai principi di Basilea e dalla vigilanza della BCE, sono diventati il criterio guida per la solidità degli istituti di credito. Questo è ciò a cui Mustier dedica gran parte della sua attività iniziale, in breve tempo forzato. A febbraio 2017 si è chiuso il maxi aumento di capitale da 13 miliardi, il più grande mai realizzato in Italia da una banca. Si vendono crediti inesigibili, cioè prestiti rischiosi (Npls) per un volume di 17 miliardi. Somma delle transazioni superiore alla capitalizzazione di mercato di Unicredit. Settimane in tutto il mondo per convincere gli investitori. Il banchiere francese riesce. Poi le cessioni di Pioneer cedute ad Amundi sulla graduale uscita di Fineco e Mediobanca. Operazioni ritenute necessarie per rafforzare la banca. L’armonia con il consiglio era ampia in questo momento. E anche durante l’implementazione del piano Transform, volto a rendere la banca sempre più digitale e – come ribadisce spesso – al fianco delle imprese. Da francese, spiega che il sistema manifatturiero italiano è più reattivo, pronto a rispondere alla crisi.
Stava per iniziare la fase due per Unicredit, resa possibile dal lavoro svolto da Mustier e dal suo team. Una banca che è stata a lungo una società per azioni, dove nessun azionista può detenere pacchetti a due cifre. Forza, ma anche fragilità quando devi attraversare momenti complessi con onde alte dieci metri. Poi la decisione, ieri, di partire ma lasciando i bei tempi per un passaggio ordinato. Il suo piano: costruire un gruppo paneuropeo di successo, c’era stato un divario tra lui e il consiglio negli ultimi mesi. Incredibile. Il mercato ha fatto anche altre scelte. Ora la cartella l: Unicredit si unirà a Mps?
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