Ristorante italiano: ti piace? Se è così, non ti sarai perso di vedere come il carpaccio è stato uno dei piatti estivi. spettacolo di vanità di recente ci siamo imbattuti due volte in questo piatto emblematico della cucina estiva e italiana, in una versione di lusso: la prima a Venezia, durante la cena offerta da Chanel al famoso Harry’s Bar durante la Mostra, e questa settimana alla tavola chic del Royal Monceau con i suoi lampadari ricoperti di conchiglie, che si chiama, quindi, the Carpaccio.
Carpaccio non è solo quello che pensiamo che sia. Queste sottili fettine di carne cruda, servite condite e talvolta accompagnate da qualche foglia di insalata, prenderebbero il nome… da una mostra dedicata al pittore rinascimentale Vittore Carpaccio, il cui rosso fuoco ricordava le fettine di manzo servite all’Harry’s Bar da Giuseppe Cipriani negli anni Cinquanta, su richiesta di una contessa apparentemente anemica. Da allora il carpaccio è diventato famoso quanto la pizza, con i suoi alti e bassi.
Nei giorni scorsi è stato invitato a una versione gastronomica con un’ottima menzione sotto la guida del tandem di chef. Olivier Piras e Alessandra Del Favero, ex allievi del mitico ristorante lombardo di Vittorio (tre stelle Michelin) e fino a poco tempo fa a capo di un proprio locale, anch’esso stellato, nel cuore delle Dolomiti.
Eccoli dunque oggi a Parigi, nelle cucine del palazzo di Avenue Hoche. Ed ecco questo fantastico carpaccio di fassona »Di razza piemontese, generosa, grossa senza essere appiccicosa. Gli chef lo lavorano con un ribes bianco, punte di salsa Caesar e scaglie di tartufo nero, tutto coronato da piastrelle amaranto finissimo pangrattato milanese la cui croccantezza risveglia la morbidezza della carne fresca.
Questo carpaccio è quasi un vero e proprio piatto, senza esserlo del tutto: bisogna risparmiare spazio per scoprire questa coloratissima cucina italiana, semplice ed “esperienziale” come il paccheri alla Vittorio, piatto mitico firmato dai fratelli Cerea e la cui salsa ai tre pomodori viene realizzata in loco, davanti al cliente, proprio come il tiramisù firmato dal pasticcere Quentin Lechat in un fortunatissimo incontro tra Bretagna e Lombardia. Tutte le strade portano a Parigi. Anche quello del carpaccio.