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Covid, maschere e smart work: tutte le misure fino a gennaio

Se c’è un modo per compattare la maggioranza, che è divisa su decreti sicurezza, fondo di stimolo e Mes, è lo stato di emergenza. Di ampliamento in ampliamento, arriviamo al 15 ottobre e la prossima settimana sarà decisiva per capire se il governo intraprenderà la strada del semplice rinnovamento o sceglierà un percorso più articolato anche alla luce dei dati pandemici prodotti dalla riapertura delle scuole. .

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Nel tentativo di evitare le polemiche di fine luglio, è finita sul tavolo dei dirigenti l’ipotesi di un prolungamento dello spezzatino fino al 31 dicembre. A differenza di quanto accaduto il 29 luglio, questo non sarebbe in realtà un rinnovo all’ingrosso del stato di emergenza (come voluto dal Comitato Tecnico Scientifico) ma da una serie di misure legate all’indice Rt oa singoli territori. L’obiettivo è garantire che, pur mantenendo gli obblighi e i divieti per i cittadini, il governo non abbia più i poteri speciali che ha oggi. Tuttavia, non è chiaro come possa stabilire rapidamente zone rosse o blocchi locali o acquistare dosi massicce di vaccino antinfluenzale che sarà obbligatorio per gli over 65. In ogni caso il processo si fa più complesso e lento – da qui le aspre critiche di CTS e virologi – ma questo impedirebbe al governo, e in particolare a Conte, di essere accusato di volere sempre “una delega in bianco” considerando che nessun paese in Europa ha adottato una tale misura.

I problemi però non sono banali. Inizialmente bisognerà lavorare sull’estensione degli ordini diretti, quelli che appartengono alla natura stessa dello stato di emergenza. Tra queste, tra l’altro, la possibilità di agire per il Dpcm, la funzione di coordinamento attribuita al responsabile della protezione civile, i poteri straordinari attribuiti ai cosiddetti organi esecutivi (quali i presidenti delle regioni) e anche il ruolo del Commissario Straordinario Domenico Arcuri. La sua figura infatti il ​​15 ottobre cessa di esistere, perdendo ogni possibilità di reperire più velocemente, ad esempio, kit diagnostici o maschere.

Anche lo scopo di una misura specifica deve essere lo stesso lavoro intelligente. Ad oggi, infatti, sfruttando il regime di emergenza, è stato possibile aggirare la common law che prevede accordi ad hoc tra datore di lavoro e sindacati. C’è anche una seconda linea di disposizioni che deve essere estesa. Sono quelli che contengono la fine dello stato di emergenza come riferimento temporale della loro efficacia. Cioè, sarà necessario uno standard per tutte le prescrizioni comportamentali. Dall’uso delle maschere alla sanificazione dei locali, dal divieto di montaggio in luoghi pubblici o aperti al pubblico, al mantenimento di una distanza di almeno un metro anche al chiuso. In altre parole, tutte queste misure che, come ha affermato ieri l’Oms, ci hanno permesso di “invertire la traiettoria dell’epidemia”.

Il 7 ottobre è previsto un incontro per discutere la possibile riapertura graduale degli stadi anche in vista dell’inizio dell’anno scolastico. In Italia non c’è una seconda ondata e se in poche settimane la curva di contagio si mantiene sotto la soglia dei cinquemila, questo certificherà che è stata assorbita anche la riapertura delle scuole. Ma la prudenza è d’obbligo, anche perché se c’è una “arma” che Palazzo Chigi sa di non potersi più permettere, è quella di una seconda chiusura totale del Paese. “Tra poche settimane faremo il punto sullo stato di emergenza”, spiega al Tg3 il ministro della Salute Roberto Speranza. Il ministro esclude “per il momento interventi più ampi” senza però escludere la possibilità di adottare misure drastiche per “piccoli territori, a livello subprovinciale”. Il ministro evoca anche “un vantaggio” che l’Italia ha sugli altri paesi europei e che vuole difendere. Lo stato di emergenza è stato utilizzato anche per accorciare la filiera autorizzativa che ha consentito l’acquisto rapido di tamponi, test sierologici e che potrebbe tornare presto utile per l’acquisto di test salivari o dosi massicce di vaccino. influenza.

“Ne discuteremo in Consiglio dei ministri”, ribadisce il Presidente del Consiglio, riferendosi a un nuovo decreto del Presidente del Consiglio che potrebbe quindi contenere le misure per prolungare lo stato di emergenza. Un decreto del Presidente del Consiglio che, come i precedenti, sarà illustrato da Conte alle Camere e votato dal Parlamento. Tuttavia, la strada non sarà in discesa. L’opposizione, guidata dalla Lega, aveva già contestato l’ultima proroga, ma soprattutto il governo dovrà affrontare i presidenti regionali. La conferenza delle regioni è in realtà presieduta dal dem Stefano Bonaccini, ma Matteo Salvini – dopo il voto di lunedì scorso – ha avanzato rivendicazioni basate sulle 15 regioni di centrodestra e si concentrerebbe sul governatore friulano Massimiliano Fedriga che in più di un’occasione ha contestato le scelte del governo sull’emergenza Covid-19.

Ultimo aggiornamento: 00:26


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