ALBERTO PIZZOLI/AFP
Il ministro della Cultura Giorgia Meloni (qui a Roma nell’ottobre 2022) ha deciso di nominare, questo giovedì 26 ottobre, il giornalista Pietrangelo Buttafuoco alla carica di presidente della Biennale di Venezia.
CULTURA – Una presa di potere politica di a “roccaforte della sinistra”. Secondo fonti parlamentari italiane, il ministro della Cultura Giorgia Meloni ha deciso di nominare, giovedì 26 ottobre, il giornalista Pietrangelo Buttafuoco alla carica di presidente della Biennale di Venezia. Questa fondazione organizza tra l’altro la Mostra, nonché la famosa esposizione internazionale di arte contemporanea che si svolge ogni due anni nella Serenissima.
Fervente sostenitore del premier di estrema destra, Pietrangelo Buttafuoco avrà la missione di incarnare “un cambio di passo che il governo Meloni vuole imprimere in ogni centro culturale e sociale” in Italia, accoglie il senatore Raffaele Speranzon. “Un nuovo soffitto di vetro è stato rotto”assapora l’eletto di Fratelli d’Italia, il partito di Giorgia Meloni.
“Spesso la Biennale è stata considerata dalla sinistra come una roccaforte in cui collocare amici e accoliti”continua l’eletto, i cui commenti sono riportati dal quotidiano La Repubblica. In effetti, il palmares della Mostra è stato spesso molto politico, come nel 2023 quando incoronò tre film incentrati sui drammi legati alla crisi migratoria. Un affronto a Giorgia Meloni, eletta nel 2022 per la sua promessa di fermezza nei confronti dell’immigrazione clandestina in Italia.
Fine dell’“egemonia culturale della sinistra”
Con la nomina di Buttafuoco il cambiamento culturale si preannuncia radicale a Venezia: come nota il quotidiano LaStampail profilo WhatsApp del futuro presidente della Biennale cita lo slogan fascista “Me ne frego” (” Non mi interessa “). Un intero programma.
Per la deputata di sinistra Rachele Scarpa la nomina di Pietrangelo Buttafuoco e i complimenti del senatore Raffaele Speranzon offrono “una visione spaventosa di come la destra vede le istituzioni culturali del nostro Paese”.
In realtà Giorgia Meloni e il suo governo hanno più volte annunciato, negli ultimi mesi, la volontà di porre fine alla “l’egemonia culturale della sinistra”. Lo stesso Primo Ministro aveva affermato, lo scorso maggio, di volerlo “liberare la cultura italiana da un sistema in cui si poteva lavorare solo dichiarandosi fuori da un certo campo politico”come ricordato qualche settimana fa il giornale La Croce.
Da un anno, ricorda il quotidiano, il governo ha nominato alla guida della RAI persone vicine a Fratelli d’Italia – e il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, e ha adottato limiti di età che portano, ad esempio, all’imminente partenza del direttore della Scala di Milano.
Chiesto da La CroceMassimo Scaglioni, professore di storia dei media all’Università Cattolica di Milano, ritiene che la pratica delle nomine a capo di enti culturali sia una pratica comune in Italia che, nel caso di Giorgia Meloni, ha un obiettivo nascosto: “Creare un po’ di fumo mediatico per non parlare dei problemi veri. »
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