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Un turco in Italia mentre frustrazioni a Monaco

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Monaco. Teatro Nazionale. 11-II-2022. Gioacchino Rossini (1792-1868): Il Turco in Italia, opera in due atti. Direttore: Christof Loy; scenografia e costumi: Herbert Murauer. Con: Alex Esposito (Selim); Irina Lungu (Donna Fiorilla); Misha Kiria (don Geronio); Michele Angelini (Don Narciso); Nikolay Borchev (Prosdocimo); Laura Verrecchia (Zaida); Granito Musliu (Albazar); Coro dell’Opera di Stato Bavarese; Orchestra di Stato Bavarese; direzione: Gianluca Capuano

Una bella distribuzione maschile non fa che acuire i nostri rimpianti di fronte all’onnipotente routine di questa copertina.


A nessuno verrebbe in mente di fare dell’Opera bavarese un centro di interpretazione rossiniana. La nuova produzione più recente sull’argomento è pietosa Guillaume Tell passò rapidamente nell’oblio; per opere comiche, produzioni del barbiere e di Cenerentola (quella di Ponnelle vista a Parigi una decina di anni fa) appartengono all’antichità più lontana, e questa Turco in Italiacopiosamente coperto, è entrato nel repertorio quindici anni fa, ma è stato presentato per la prima volta ad Amburgo nel 2005: il passare del tempo lo ha fatto sembrare solo leggermente meno antiquato.

Christof Loy è oggi meglio conosciuto per gli spettacoli sobri, persino gelidi, con ambizioni concettuali più o meno realizzate, un esempio di successo è il suo Ariodante a Salisburgo e in tournée. Qui non si può distinguere nessun concetto, se non quello di concatenare cliché: sfugge certamente all’orientalismo primario, ai turbanti e ai salamalec sovradimensionati (i tappeti orientali, però, indicati alla fine dell’opera), ma non a quelli sull’Italia e, ahimè, anche meno agli stereotipi di genere, il peggiore è il momento in cui Fiorilla apre il suo guardaroba pieno di scarpe da cima a fondo. E il teatro nel teatro potenziale incarnato dal poeta manipolatore? Quest’ultimo può apparire sempre più paralizzato sulle scene, questo asse drammatico che rende tutta l’originalità dell’opera rimane in programma nella sapiente attuazione di Loy.

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Purtroppo, la routine scenica risponde alla noia musicale. Questa produzione ha almeno il merito di dare una versione completa della partitura, lontana dalle versioni amputate di mezz’ora del tempo di Callas. Buone sorprese non sono impossibili durante coperture come queste, ma la mancanza di ripetizioni si fa sentire qui, e prima ai box. Gianluca Capuano non riesce a fare dell’orchestra rossiniana ciò che dovrebbe essere, una forza trainante che sostiene il teatro mentre commenta l’azione con tutti i colori dell’orchestra di Mozart. Qui, l’orchestra suona sordo e le voci non sono favorite per tutto questo, il che è un’impresa.


Il principale interesse di questa ripresa è stata la Fiorilla di Lisette Oropesa, che si è ritirata due settimane fa. La sua sostituta, Irina Lungu, manca decisamente del suo carisma vocale, le sue vocalizzazioni mancano di precisione e chiarezza. Dovremmo biasimarlo per questo, in queste condizioni? L’altra voce femminile, Laura Verrecchia, fatica altrettanto ad imporsi, per un ruolo che meriterebbe comunque un interprete che lo difenda.

Il cast maschile, per fortuna, è più onorevole, se non elettrizzante, ma cosa può fare un cantante quando non ha il supporto dell’orchestra? Il nome più noto nel cast è Alex Esposito nei panni di Selim, e fornisce l’essenziale, così come Misha Kiria nei panni del marito efficiente e ridicolo; l’agio di Michele Angelini come amante soppiantato, l’astuto poeta di Nikolai Borchev hanno ciascuno grandi qualità, ma questo vale per tutti: in quasi ogni momento della serata si ha la sensazione che, in un contesto più favorevole, ciascuno possa offrire molto meglio, in termini di coinvolgimento scenico, presenza vocale, commedia musicale. Cosa potrebbe essere più frustrante di tali artisti quando sono trattenuti dalla routine? Il comico rossiniano, sicuramente, è una cosa seria che non può essere lasciata a se stessa.

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Crediti fotografici: Wilfried Hösl

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Monaco. Teatro Nazionale. 11-II-2022. Gioacchino Rossini (1792-1868): Il Turco in Italia, opera in due atti. Direttore: Christof Loy; scenografia e costumi: Herbert Murauer. Con: Alex Esposito (Selim); Irina Lungu (Donna Fiorilla); Misha Kiria (don Geronio); Michele Angelini (Don Narciso); Nikolay Borchev (Prosdocimo); Laura Verrecchia (Zaida); Granito Musliu (Albazar); Coro dell’Opera di Stato Bavarese; Orchestra di Stato Bavarese; direzione: Gianluca Capuano

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