Il “sofagate”, questo scandalo diplomatico legato al fatto che la presidente della Commissione europea è stata privata della sua presidenza durante un incontro di martedì 6 aprile con il presidente turco, non è finito. Lo scambio dei nomi degli uccelli continua. Nel campo di chi è convinto che Ursula von der Leyen sia stata volontariamente umiliata dal presidente turco, c’è il capo del governo italiano Mario Draghi. Chiama Erdogan “dittatore”. Un commento “offensivo e irragionevole”Ankara risponde subito, convocando l’ambasciatore italiano in Turchia. DI leader politici turchi riferiscono l’Italia al periodo Mussolini … Una bella crisi diplomatica in prospettiva.
Il problema è che anche gli europei riescono a non essere d’accordo tra di loro. Giovedì pomeriggio, il portavoce della Commissione spiega che Charles Michel, presidente del Consiglio, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, hanno “lo stesso grado” protocollo, che quindi avrebbero dovuto essere trattati allo stesso modo. Ma giovedì sera, in una nota interna, il servizio di protocollo del Consiglio ha detto esattamente il contrario: durante gli incontri internazionali, è il presidente del Consiglio che ha la precedenza sul presidente del comitato. Veri battibecchi scolastici, che non ripristineranno l’immagine delle istituzioni europee.
Va detto che è ancora complicato questo governo a due teste. Così complicato che nessuno è chiaro, né i cittadini europei né i presidenti americani. Anche l’eurofilo Barack Obama, durante un G7 nel 2014, a volte ha confessato “va al diavolo”, Entra “l’Unione, la Commissione e il Consiglio europeo”.
Risposta dell’allora primo ministro britannico David Cameron: “Benvenuto nel club !” Quindi sì, possiamo sospettare che Recep Tayyip Erdogan abbia giocato sui simboli, ma non possiamo biasimarlo per non aver padroneggiato a memoria la complessità della rappresentazione europea.
Un rapido richiamo a chi fa cosa in Europa: la Commissione è il potere esecutivo, redige le leggi prima di sottoporle agli Stati membri e al Parlamento, garantisce l’applicazione del diritto europeo. Il Consiglio rappresenta i 27 Stati membri e organizza vertici tra capi di Stato e di governo. Entrambi hanno un potere di rappresentanza sulla scena internazionale.
Il problema è che ciascuno dei presidenti ha voluto ampliare il proprio ambito di intervento. Charles Michel vuole essere coinvolto nelle questioni internazionali, Ursula von der Leyen per rafforzare il suo ruolo geopolitico. Ovviamente, a un certo punto, si sarebbero calpestati a vicenda. Sarebbe bene ricordare che quattro anni fa, Jean-Claude Juncker, allora capo della Commissione, propose di fondere queste due posizioni in modo che l’Unione europea sia “più leggibile, più comprensibile, più efficiente”. La nave deve essere governata “da un solo capitano” disse, senza essere seguito. Forse i 27 dovrebbero riconsiderare la sua proposta: risolverebbe tutti i loro problemi alla presidenza.
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