L’OPINIONE DEL “MONDO” – DA VEDERE
Quasi vent’anni fa, dal suo primo cortometraggio, testa nel vuoto (2004), e nel frattempo altri cinque lungometraggi nello specchietto retrovisore (Vita da ranch, Le Coquillette…), che Sophie Letourneur armeggia con commedie atipiche sulla cresta dell’autofiction, dando uno sguardo quasi etnografico a varie tribù di parigini bohémien e infarinati. Dopo Enorme (2020), la storia di una gravidanza sgangherata, il suo più grande successo teatrale fino ad oggi, Viaggi in Italia continua una radiografia della coppia etero, questa buffa macchina disfunzionale che consuma un’energia folle girando in tondo, come un’anatra senza testa. Letourneur, antropologa con lente d’ingrandimento, questa volta si sofferma sul domestico in fase di stanchezza, incrostato nella routine quotidiana, di cui la stessa regista incarna l’elemento femminile, di fronte a una compagna interpretata dall’indescrivibile cucù lento Philippe Katerine.
Dalla prima scena ritroviamo questi due, Sophie e “Jean-Phi”, durante un viaggio in autobus, chiacchierando, mascherina sul muso, come uscire dal treno-treno o “rendere straordinario l’ordinario”. Dopo le trattative omeriche, che riguardano anche l’affidamento dei figli, viene scelto un viaggio in Sicilia, su insistenza di Madame, mentre Monsieur è riluttante. Arrivati insieme a Palermo, auto a noleggio in mano e guida per backpacker in tasca, eccoli a zigzagare tra Agrigento, Siracusa, Vulcano, Taormina, etc. Per quanto fuori posto possano essere, questi papà formano comunque un duo stonato, alimentando contraddizioni e doppi impulsi, scivolando dagli strappi alla rielaborazione, come due solisti aggrovigliati in una partitura comune. Dove mangiare, bere, dormire, fare il bagno, quale visita, quale attività, tante domande che si offrono come nuovi oggetti di infiniti discorsi, mentre, da qualche parte in mezzo a tutto questo, giace ancora questa fiamma che resta da accendere.
Viaggi in Italia propone così una rilettura del capolavoro di Roberto Rossellini, Viaggio in Italia (1954), dove una disincantata coppia inglese, Ingrid Bergman e George Sanders, si scaldava a contatto con i fasti dell’Italia, tema qui declinato in modo banale e spettinato. Il primo gesto comico di Letourneur è quello di minare l’aspettativa romantica del viaggio. La Sicilia agognata è prima di tutto quella dei percorsi turistici segnalati, dei parcheggi in fila indiana, delle file di biglietterie e dei varchi: tutta un’accozzaglia di protocolli che scandiscono il ritorno dell’ordinario. La camera d’albergo si rivela molto meno “matrimoniale” di quanto apparisse nel video promozionale del sito online e, in cima al vulcano faticosamente scalato, troneggia solo un cratere (“Solo un buco, altrimenti non è molto…”).
Hai ancora il 44,96% di questo articolo da leggere. Quanto segue è riservato agli abbonati.
“Nerd del web hardcore. Incluso agli attacchi di apatia. Tipico fan del caffè. Imprenditore. Fanatico della birra. Appassionato di musica. Ninja alcolico estremo.”