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Quando pensiamo al Ticino, pensiamo al sole e alle vacanze. Ma il cantone ha molti altri vantaggi. Negli ultimi anni centri di ricerca e start up all’avanguardia si sono sviluppati così tanto a sud delle Alpi, che alcuni vedono nel Ticino la nuova “piccola Silicon Valley”.

Oggi il Ticino è già una delle regioni più creative d’Europa. L’anno scorso, si è classificato 8° (su 240) in Quadro di valutazione dell’innovazione regionale, una classificazione stabilita dalla Commissione Europea. La regione è dietro a Zurigo (5), ma davanti alla regione del Lago di Ginevra (20).

Biotecnologie, Intelligenza Artificiale e Robotica

“Il livello di scienza che abbiamo qui, nel nostro settore, è molto alto”, conferma Filippo Riva, amministratore delegato di Humabs BioMed. Questo laboratorio si trova a Bellinzona, una sussidiaria di Vir Biotechnology, e sviluppa trattamenti medici avanzati contro Covid o Ebola, ad esempio.

L’azienda beneficia di una forza lavoro altamente qualificata nel nord Italia, ma anche del forte sviluppo della ricerca biomedica in Ticino. “Ci sono molte pubblicazioni scientifiche di alto livello e i ricercatori che lavorano qui sono probabilmente tra i primi cinque a livello globale”, afferma Filippo Riva.

Il Lugano non fa eccezione. Recentemente la città ha un nuovo campus che ospita, tra l’altro, la Facoltà di Informatica e la Facoltà di Scienze Biomediche dell’università nonché il Dipartimento di Tecnologie Innovative dell’Università di Scienze Applicate del Ticino (SUPSI). Le aree di ricerca sono numerose, dall’intelligenza artificiale ai droni e alla robotica.

“Un vantaggio importante è il fatto che siamo centrati sull’asse nord-sud dell’Europa”, osserva Emanuel Carpanzano, direttore della ricerca della SUPSI. Il Ticino, che si trova a metà strada tra Zurigo e Milano, è, secondo lui, una “zona strategica molto importante” a livello urbanistico ed economico. “Questo crea condizioni favorevoli per la gravità.”

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La fuga dei cervelli continua

Tuttavia, nonostante lo slancio dell’innovazione, il Ticino fatica ancora a trattenere la sua qualificata gioventù. Ce ne sono sempre di più che attraversano le Alpi. Il divario tra arrivi e partenze verso altri cantoni ha continuato ad allargarsi dalla metà degli anni 2000. Secondo le statistiche dell’ONS, nel 2020 il Ticino ha perso più di 700 giovani tra i 20 ei 39 anni.

Sophie Davies, studentessa al Politecnico di Zurigo, è una di quei giovani andati in esilio. Una scelta dettata dalla sua specializzazione in scienze dell’alimentazione, che in Ticino non è presente. Ma non è l’unico motivo, dice: “Volevo andare in una grande città tedesca – Zurigo, San Gallo o Basilea. Volevo lasciare il mio cantone”.

L’obiettivo: il ritorno della giovinezza

Le autorità vogliono ora convincere i giovani laureati a tornare promuovendo il nuovo volto del Ticino. “La sfida è spiegare le dinamiche e l’economia del cantone. C’è stato uno sviluppo molto importante negli ultimi anni ed è per questo che stiamo investendo per far conoscere meglio il Ticino”. afferma Stefano Rizzi, Direttore del Dipartimento di Economia.

In particolare, il Cantone ha attivato programmi di informazione e formazione per i giovani expat residenti in Ticino. Con l’ambizione di continuare a far fiorire l’innovazione a sud delle Alpi.

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